Dagli archivi della Scala una grande mostra su Gioachino Rossini

MILANO. – Milano e La Scala rendono omaggio a Gioachino Rossini (1792/1868) nel 150/o della morte con una mostra sul grande compositore pesarese, realizzata nel Museo Teatrale scaligero selezionando l’enorme quantità di materiale d’interesse conservato negli archivi del teatro milanese. Aprirà al pubblico domani (tutti i giorni dalle 9 alle 17,30) e chiuderà il 30 settembre.

“Si fa presto a dire ‘facciamo una mostra su Rossini’ nel Museo della Scala”, dice nella presentazione del Catalogo, edito da Treccani, il curatore Pierluigi Pizzi, egli stesso fra i massimi protagonisti della scena teatrale italiana, che ha firmato alcuni tra i più importanti allestimenti rossiniani. Perché “su Rossini si è praticamente detto tutto”.

Ma la sfida – come osserva Donatella Brunazzi, direttore operativo della rassegna – era non soltanto far vedere cimeli e reperti, oggetti, ritratti, partiture, bozzetti di scenografie, costumi teatrali, “ma emozionare il visitatore”, metterlo a contatto con le invenzioni musicali di uno dei compositori più grandi e rappresentati. E che “il Teatro alla Scala – ricorda il Sovrintendente Alexander Pereira – ha contribuito a riscoprire e riportare in scena nel ‘900, col contributo degli artisti più rappresentativi”. Soprattutto nel dopoguerra.

Non a caso Arturo Toscanini inaugurò proprio con ‘La gazza ladra’ la sala del Piermarini risorta nel 1946 dopo i bombardamenti del 1943. Il visitatore viene accolto nelle sale del primo piano del Museo da alcuni fra i più celebri costumi disegnati per cantanti come Maria Callas, Giulietta Simionato, Lucia Valentini Terrani da artisti come Zeffirelli e Caramba, prima della sala dove sono esposti i gioielli di scena indossati da Giuditta Pasta in ‘Semiramide’.

Al secondo piano c’è un percorso attraverso gli allestimenti più famosi, con i bozzetti firmati da Sanquirico, Zeffirelli, Benoit, Ponnelle, Ronconi, lo stesso Pizzi, per opere immortali quali ‘Il Barbiere di Siviglia’, l’Italiana in Algeri, il Turco in Italia, la Pietra del Paragone e altre fino all’ultima ‘gazza ladra’ di Gabriele Salvatores. Un percorso espositivo che comprende oltre 100 opere.

Nella sala video alcune chicche, come lo straordinario duetto fra Montserrat Caballé e Marilyn Horne in ‘serbami ognor si fido’ dalla Semiramide del 1980. E c’è anche una postazione interattiva che permette al visitatore esperto di confrontare in cuffia e sulla partitura i rondò di Cenerentola e Barbiere. Il tutto con il contributo di Edison, che ha allestito un impianto di luci che resterà in permanenza patrimonio del Museo.

(di Francesco Brancati/ANSA)

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