Salvini avverte: “Se vinco Regionali governo in 15 giorni”

Di Maio-Salvini leader bloccati

UDINE. – Ventidue e ventinove aprile. Due date non lontane ma neanche vicinissime che Matteo Salvini, tuttavia, considera cruciali. Sono i giorni in cui si voterà in Molise e Friuli Venezia Giulia. Giorni dopo i quali, nella strategia della Lega, la partita di governo potrebbe arrivare al giro di boa. “Vinco le Regionali e faccio il governo in 15 giorni”, avverte scatenando l’ira del Pd e la replica, durissima, di Luigi Di Maio. “Io aspetto qualche giorno, poi uno due forni chiude”, spiega il capo politico M5S facendo riferimento ai suoi due possibili interlocutori, Lega e Pd. Ma indirizzando le sue parole soprattutto alla prima.

E’, ancora una volta, il giorno dello stallo. Si naviga a vista alla ricerca di un’isola che, per ora, proprio non c’è. Anche se alla fine della fiera un pò di tempo in più sembra essere utile non solo al carroccio, che aspetta solo di rimarcare i rapporti di forza ormai rovesciati con Forza Italia, ma anche ai 5 stelle. Ma è quanto basta per percepire dal Colle i primi segnali di impazienza per la mancanza di input utili a sbloccare l’impasse.

Salvini, nel frattempo, è tornato in piena campagna elettorale e dopo la passerella al Vinitaly scende in Molise, dove centrodestra e M5S se la giocano all’ultimo voto. “Da queste Regionali può arrivare un segnale nazionale per il cambiamento”, rilancia il leader della Lega dall’ex villaggio dei terremotati di San Giuliano. Del resto, per lui, la sfida è duplice: fare in modo che il centrodestra superi il M5S e che la Lega, all’interno della coalizione, superi FI. In Friuli l’obiettivo è a portata di mano, in Molise meno.

E allora ecco che la Regione più giovane della penisola si staglia, all’orizzonte, come nuovo “swing State” italiano, come l’Ohio negli Stati Uniti. Le parole di Salvini movimentano un lunedì segnato dalla mancanza di progressi. “E’ assurdo, i molisani non sono cavie”, tuona il reggente del Pd Maurizio Martina mentre da Udine il premier Paolo Gentiloni, senza citare il leader leghista, affonda la sua stoccata: “E’ imbarazzante legare le Regionali ai rapporti di forza e di schieramento politico a Roma”.

E su questa scia si pone anche Di Maio che in questi giorni, a partire dalla politica estera, sta accentuando il suo profilo istituzionale, anche per contrapporsi al suo, meno compassato, interlocutore. Ospite di “Otto e Mezzo” il leader pentastellato slega le Regionali dalla partita di governo, ribadisce la falsità dell’immagine di un centrodestra unito e nega qualsiasi timore di tornare al voto.

Mentre sulla Siria sposa la posizione atlantista di Gentiloni e bolla come “irresponsabili” le dichiarazioni di Salvini, che anche oggi avverte l’alleato Usa del fatto che, con la Lega al governo, “non ci saranno favori”. Al di là dei botta risposta, però, al momento non si vede che un mare immobile. Mercoledì, o forse anche giovedì, il Colle potrebbe sciogliere gli ormeggi e conferire il mandato esplorativo.

La presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati resta il destinatario più probabile ma, al momento, non si può escludere una virata sul presidente della Camera Roberto Fico. Il gesto servirà ai partiti a prendersi qualche altro giorno, come si augurano anche dalle parti di FI.

Ma su questo fronte il Capo dello Stato, si ragiona in ambienti parlamentari, non sembrerebbe più disposto a concedere tempo: dopo la fase esplorativa intenderebbe entrare nel vivo con un incarico, o un preincarico, che metterebbe i due attuali competitor, Di Maio e Salvini, di fronte alle loro responsabilità.

Intanto, la convinzione di Silvio Berlusconi, che resta ben lungi da un passo indietro, è che lo scenario di governo con più chance è quello che vede Giancarlo Giorgetti premier con il sostegno del Pd. Uno scenario che escluderebbe così Di Maio. Anche perché, al contrario, il rischio è che in FI comincino ad aumentare le forze centrifughe. “A me risultano che molti parlamentari azzurri vogliono andare al gruppo Misto o in altri gruppi del centrodestra”, è la stoccata (e l’augurio) di Di Maio.

(dell’inviato Michele Esposito/ANSA)