Il Teatro dell’opera di Sydney, simbolo di un Paese

Il Teatro dell’opera di Sydney, Australia, è tra i più riconoscibili – e più influenti – disegni architettonici del XX secolo. Caratterizza la città che l’ospita e per certi versi il paese nell’insieme, dando all’Australia un simbolo che non sia solo quello del canguro.

Però,  nel 1957, quando l’architetto danese Jørn Utzon vinse il concorso con uno spettacolare progetto che rispecchiava le sue origini da architetto navale, le forme delle volte del tetto non avevano una definizione geometrica – senza la quale gli ingegneri strutturali che dovevano farlo diventare in qualche modo “reale” non avevano modo di fare i calcoli necessari per la sua costruzione materiale.

L’équipe passò tre anni e centinaia di migliaia di ore/uomo nel tentativo di ridefinire le volte come paraboloidi e ellipsoidi, senza riuscirci. Finalmente, nel 1961, si sono accorti che tutte le forme potevano essere generate – o almeno sufficientemente approssimate – sulla superficie di una semplice sfera. La trovata offriva inoltre un grandissimo vantaggio nell’esecuzione: siccome la superficie di una sfera ha per sua natura la stessa curvatura in tutte le direzioni, fu possibile standardizzare la fabbricazione dei componenti delle volte. Il progetto, molto travagliato, si completò comunque solo nel 1973, a sedici anni dal suo concepimento.

Nel presentare a Utzon il Pritzker Prize – funzionalmente il “Nobel” dell’architettura – nel 2003, l’architetto Frank Gehry disse: “Utzon immaginò un palazzo molto in anticipo sui tempi, parecchio aldilà della tecnologia allora disponibile per la sua costruzione. Ma, perseverando, creò una struttura che cambiò l’immagine di un paese intero”.

(di Jaames Hansen)