Renzo Piano a Los Angeles firma primo museo dell’industria dei sogni

NEW YORK. – Renzo Piano ha cominciato la sua carriera internazionale costruendo un museo, il Centre Pompidou di Parigi, come se fosse una fabbrica, mentre uno dei suoi ultimi progetti, a Mosca, è stato trasformare una centrale elettrica dismessa come luogo che produce energia culturale. Fast forward a Los Angeles, dove, adiacente al suo Lacma (Los Angeles Contemporary Museum of Art), l’archistar genovese sta lavorando a un omaggio all'”industria dei sogni”: il taglio del nastro dell’Academy Museum of Motion Pictures, il primo nella città di Hollywood dedicato al presente, passato e futuro dell’industria del cinema, è previsto nel 2019.

“Ho costruito molti musei (oltre 30 per l’esattezza, n.d.r.) ma questo è davvero speciale”, ha detto Piano alla presentazione newyorchese del progetto, con lui Diane von Fustenberg, il direttore Kerry Brougher (già all’Hirshorn di Washington) e la Ceo dell’Academy, Dawn Hudson. Il “museo degli Oscar” nel quartiere del Miracle Mile “dove già si gira a piedi e che nel 2012 sarà raggiungibile in metropolitana”, è il primo del suo genere nella città che vive sull’industria dell’entertainment.

“Che a Los Angeles non ci sia mai stato un museo del cinema è pazzesco”, ha detto Piano parlando della “sfida incredibile” di dare una “casa” a un qualcosa come il cinema che al tempo stesso “è arte contemporanea ma è anche storia, longevità, tempo”.

Ed ecco dunque le due anime dell’Academy Museum che “flirtano tra loro”, toccandosi appena, grazie a corridoi aerei che collegano l’ala storica ricavata nella sede 1939 dei grandi magazzini May trasformati in spazi espositivi e il “vascello volante” da cui si sale al teatro da mille posti che in futuro ospiterà forse la notte degli Oscar nella avveniristica sfera che culmina in una “piazza-terrazza” con vista mozzafiato sulle colline e sulla scritta di Hollywood.

L’edificio May, ribattezzato in Saban dal nome della famiglia che ha contribuito 50 milioni di dollari alla capital campaign (costo previsto dei lavori 380 milioni 300 dei quali già raccolti), è “un meraviglioso esempio di stile Streamline Modern, che preserva il modo con cui la gente nel 1939 immaginava il futuro”, ha detto Piano: accoglierà cimeli come le scarpette di rubino di Dorothy nel Mago di Oz o il modello dell'”allunaggio” di 2001 Odissea nello Spazio diventando al tempo stesso “fabbrica” di cinema nella sua dimensione sperimentale e tecnologica.

La sfera, costruita ex novo, “è una forma che sembra decollare da terra in un viaggio immaginario tra spazio e tempo, che è poi l’esperienza dell’andare al cinema”. L’edificio galleggia sul marciapiede che diventa una piazza, il leit motiv delle creazioni di Piano, aperta alla città. “Collegando queste due esperienze creiamo qualcosa che in se stesso cinematografico”, ha detto l’archistar: “Si passa da sequenza a sequenza, dalle gallerie alle sale di proiezione e alla terrazza, il tutto fuso in una sola esperienza per il visitatore”.

(Di Alessandra Baldini/ANSA)