Missione Governo: finita la pazienza, il Colle stana Lega e M5s

Danilo Toninelli (s), Luigi Di Maio e Giulia Grillo del M5s nella sala degli Specchi di palazzo Giustiani dopo le consultazioni con il presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati per la formazione del nuovo Governo, Roma 18 aprile 2018. ANSA/GIUSEPPE LAMI

ROMA. – Una partita di poker con una posta altissima e bluff a ripetizione. Il Quirinale era da giorni stanco di avere riservatamente informazioni che descrivevano un accordo Lega-M5s in stato di costruzione per poi sentire ogni sera Matteo Salvini e Luigi Di Mio recitare ai telegiornali il loro mantra di veti contrapposti, sempre uguali dal 4 marzo.

Sergio Mattarella ha esaurito la scorta di pazienza e ha fatto la cosa più logica: è andato a vedere le carte dei giocatori. Con una mossa a sorpresa. Nel dare l’incarico esplorativo a Maria Elisabetta Casellati ha posto due paletti che fanno capire come si muoverà il presidente nel prossimo futuro: primo, poco più di 48 ore per tornare al Colle e riferire. Secondo, la presidente del Senato non sarà libera nella sua esplorazione.

Mattarella gli ha affidato un incarico mirato, cioè andare a stanare Salvini e Di Maio in tempi rapidissimi. Il capo dello Stato ha così spiazzato soprattutto il segretario della Lega che non faceva mistero di aver preferito una vela lasca per superare l’appuntamento delle regionali in Molise e Friuli Venezia Giulia.

Ma il presidente ha sempre fatto capire che i numeri parlamentari sono quelli usciti dalle politiche del 4 marzo e le regionali non possono condizionare così pesantemente la nascita di un esecutivo. Anche perchè sono già passati oltre 40 giorni e l’Italia ha bisogno di un Governo “nella pienezza dei poteri”.

Aldilà della crisi siriana che potrebbe esplodere in ben altre proporzioni, l’Europa è in piena fibrillazione e le cancellerie si preparano per il Consiglio europeo di fine giugno che si presenta decisivo. Sia per il processo di riforma dell’Unione europea, sia per la modifica del Trattato di Dublino che regola l’immigrazione. Temi caldi, come si vede, anche per l’Italia che non può permettersi di essere assente troppo a lungo.

Ribadito che l’opzione “ritorno alle urne” non viene proprio presa in considerazione da Mattarella – almeno con questo sistema elettorale – allora bisogna fare il possibile e l’impossibile per dare un Governo al Paese. E le cose si mettono male anche per Casellati. Al primo round di colloqui è apparso subito chiaro che niente si è mosso.

Anzi, Matteo Salvini ha platealmente disertato il colloquio con la presidente del Senato. Di Maio gli ha lanciato l’ennesimo ultimatum chiedendogli di decidere entro la settimana. E c’è un motivo: se la Casellati certificasse il fallimento della strada Lega-M5s, il presidente si potrebbe prendere fino a lunedì prima di ridare un secondo incarico, magari al presidente della Camera Roberto Fico per esplorare strade diverse.

Come quella di un accordo M5s-Pd che, in verità, sembra più di scuola che reale. Mattarella potrebbe anche dare un pre-incarico ove mai volesse sgombrare il campo da ogni dubbio sull’esistenza di un filo di vita dell’accordo Lega-M5s. Comunque passerebbe qualche altro giorno, le elezioni in Molise si sarebbero svolte e quelle in Friuli sarebbero vicinissime.

Dopo, ai primi di maggio resterebbe solo un governo del Presidente. Opzione peraltro non blindata: Salvini dice “mai con il Pd”, Di Maio “mai con Berlusconi”. Se confermassero questi veti resterebbero in campo per un Governissimo solo Forza Italia, il Pd e deputati sparsi.

(Di Fabrizio Finzi/ANSA)