A Cuba inizia l’era Diaz-Canel dopo 60 anni di Castro

(ANSA/AP Photo/Ricardo Mazalan, File)

L’AVANA. – Miguel Diaz-Canel si accinge a diventare il primo presidente cubano dalla Rivoluzione del 1959 che non porta il cognome Castro ed è nato dopo la Rivoluzione stessa, in una elezione, formalmente rinviata a domani, che segna un momento cruciale di ricambio generazionale nel governo comunista dell’isola.

Tutto si è svolto secondo il copione previsto, dopo che i 605 deputati dell’Assemblea nazionale -il Parlamento unicamerale cubano- si sono riuniti all’Avana per inaugurare la nona legislatura. La presidente della commissione per le candidature, Gisela Duarte, ha proclamato la lista unica di candidati per i diversi incarichi, che includeva Diaz-Canel per la presidenza del Consiglio di Stato e del Consiglio dei ministri.

Successivamente, la sessione è stata sospesa, per dare tempo ai deputati di studiare il curriculum dei candidati, fino a domani, quando si procederà alla votazione. E così Diaz-Canel (57 anni) sostituirà Raul Castro (86 anni) al vertice dello Stato cubano, anche se Castro -che ha scelto di non presentarsi per una possibile rielezione- manterrà fino al 2021 l’incarico di segretario del Partito Comunista Cubano (Pcc), fulcro del potere e unica forza politica legale nel Paese.

Nato nel 1960, Diaz-Canel ha scalato l’intera gerarchia del Pcc: laureato in ingegneria elettronica nel 1982, ha iniziato la carriera nel partito nel 1993, quando è diventato primo segretario del Pcc nella sua provincia natale, Villa Clara (nel Centro-nord dell’isola).

Nel 2003 è passato da Villa Clara alla provincia di Holguin (Sudest) e al Comitato Centrale del Pcc. Dal 2009 al 2012 è stato ministro dell’Educazione e da allora ricopre quello che fino ad oggi era il suo incarico principale, quello di primo vicepresidente del Consiglio di Stato. Malgrado la sua rapida ascesa nelle gerarchie interne del regime, finora è stato un dirigente di basso profilo, scarso carisma e posizioni poco note a gran parte della popolazione dell’isola.

Le aspettative di un cambiamento più o meno radicale dopo la sua ascesa al potere sono quasi inesistenti. Negli ultimi mesi, mentre cresceva la possibilità della sua elezione, l’erede dei Castro si è limitato a ribadire in varie occasioni la linea ufficiale del Pcc: bisogna andare avanti con le riforme lanciate da Raul a partire dal 2008, ma con estrema prudenza e senza mettere a rischio il monopolio del potere politico.

E’ così che Diaz-Canel ha approvato il congelamento del nascente settore privato -i cosiddetti ‘cuentapropistas’- deciso dell’agosto scorso, giustificandolo come necessario per “evitare abusi ed eccessi” e si è detto favorevole all’unificazione monetaria fra il peso convertibile (che vale un dollaro) e il peso cubano, con il quale vengono pagati gli impiegati dello Stato, senza però spiegare né quando né come questa riforma sarà portata a termine.

Anche in merito alla possibilità di aperture politiche, il nuovo leader cubano mantiene la linea del regime: ogni dissenso è considerato un sabotaggio, ogni opposizione è denunciata come opera di mercenari al soldo dell’imperialismo americano.