Colle mette all’angolo Di Maio e Salvini. Fico dopo Casellati

ROMA. – Due mandati esplorativi e una manciata di giorni, poi il tempo per i partiti sarà scaduto e si procederà con il pre-incarico. A 4 giorni dalle Regionali in Molise il presidente Sergio Mattarella spiazza tutti con un mandato esplorativo a tempo – e delimitato al centrodestra-M5S – alla presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati. Un mandato che, nella strategia del Colle, ha già un’ipotesi “b” qualora, come sembra al momento,dovesse saltare questo percorso: inviare in esplorazione, dopo una pausa di riflessione, il presidente della Camera Roberto Fico, con la possibilità che cambi anche lo schema per un’eventuale maggioranza.

La mossa del Colle mette di fatto all’angolo Luigi Di Maio e Matteo Salvini quasi “costringendoli” ad un ultimo tentativo. Tentativo che, a questo punto, non si può più escludere che sfoci in un premier terzo con un passo di lato di entrambi i leader. Anche perché nel caso anche Fico non riesca a sbloccare lo stallo, Mattarella potrebbe procedere senza più ascoltare i partiti e conferendo un pre-incarico.

Per i protagonisti in campo, a partire da Lega e M5S, a quel punto non ci sarebbe più spazio per schermaglie e ipotesi di dialogo: un pre-incarico metterebbe Lega e M5S di fronte alla prova, delicatissima, del cercare i numeri in Aula. La strategia del Colle, di fatto, dà ai partiti un’altra settimana circa prima che si proceda al conferimento di un pre-incarico.

Una settimana durante la quale, si sottolinea al Quirinale, un qualsiasi accordo tra i partiti che possa sbloccare l’impasse vedrebbe Mattarella pronto a registrarlo. La mossa del capo dello Stato, del resto, arriva dopo giorni in cui non è stato registrato nessun passo avanti, nei toni e nella sostanza. Ed è una mossa che spiazza Salvini, che sperava di scavallare il voto in Molise prima di affrontare le consultazioni di Casellati.

La reazione del leader leghista è veemente. Una volta venuto a sapere del calendario dei colloqui, Salvini, mentre è a Montecitorio, confida il suo disappunto a Giorgia Meloni per un preavviso, a suo parere, irrisorio. E sceglie di non rinviare il suo comizio a Catania, producendo uno strappo istituzionale non da poco e che potrebbe ricucirsi solo domani quando, al nuovo giro di consultazioni che Casellati organizzerà, Salvini dovrebbe esserci.

Con la sua accelerazione il Colle fa salire, e di molto, la pressione anche su Di Maio. Il leader M5S non dà segni di cedimento e continua a guardare al Pd, ma sul tavolo da gioco adesso non c’è solo il suo veto a FI ma anche il tema della premiership. La Lega formalmente chiede un suo passo di lato e lo stesso, in un’ipotetico schema di governo con il Pd e sotto la regia di Fico, faranno i Dem.

E allora ecco che, anche in qualche esponente del M5S si insinua il dubbio che la rigidità di Di Maio sulla premiership e, contestualmente, su Berlusconi, non paghi. “Su Di Maio premier non riusciranno a spaccarci”, avverte in mattinata un senatore del M5S. E Di Maio, in serata, chiede all’assemblea congiunta se qualcuno, tra i parlamentari, sia d’accordo con il via libera a FI e il passo indietro su Palazzo Chigi.

Nessuno, dalla platea, alza la mano. Ma la questione, molto presto, tornerà a galla. E Di Maio sarà chiamato all’amletica scelta tra un passo indietro che possa sbloccare l’impasse di governo o il continuare su una strada che potrebbe portare il M5S all’opposizione.

(di Michele Esposito/ANSA)