Repubblicani tiepidi sul sostegno a Trump per il 2020

President Donald J. Trump . EPA/MICHAEL REYNOLDS

WASHINGTON. – Non si sentono pronti a dichiarare pubblicamente il loro appoggio alla corsa di Donald Trump per la rielezione alla presidenza nel 2020. Piuttosto guardano al più breve periodo e soprattutto al loro stesso destino nella prossima consultazione di midterm a novembre di quest’anno.

Questo è l’insolito scenario che la Cnn ricostruisce dopo aver sentito oltre una ventina di membri repubblicani del Congresso, appartenenti a diverse correnti del partito. Si tratta di una reazione sorprendente considerato che tipicamente i membri del Congresso non hanno esitazioni nel sostenere la rielezione di un presidente del proprio partito.

Eppure il senatore John Cornyn, ‘whip’ della maggioranza repubblicana, interpellato a riguardo risponde di non avere ancora pensato al voto del 2020: “Non so cosa sarà il mondo allora”, e alla stessa domanda posta nuovamente a distanza di giorni ha confermato: “Adesso sono concentrato sulle elezioni di midterm”.

Tono simile quello usato dal senatore Lamar Alexander del Tennessee, che ha affermato: “Il mio focus è sugli oppioidi”, ha detto in riferimento al lavoro al Congresso per contrastarne la diffusione. “E sono appena stato rieletto tre anni fa, al momento mi concentro su quello”.

E c’è perfino chi ha manifestato incertezza sul fatto che Trump corra effettivamente per un secondo mandato, sebbene il presidente abbia già indicato un manager per la campagna e avuto alcune iniziative di raccolta fondi. Una scelta in controtendenza, visto che solitamente i presidenti in carica non annunciano così presto le proprie intenzioni.

Il tycoon del resto aveva messo in chiaro fin dall’inizio la sua intenzione di completare i due mandati presidenziali. Ma prima delle presidenziali ci sono comunque le primarie nel partito repubblicano, da cui potrebbe partire una possibile sfida a Trump: secondo il senatore Jeff Flake, noto critico del tycoon, proprio durante le primarie potrebbe emergere come indebolito il sostegno del partito repubblicano al presidente.

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