In Spagna l’Eta si scusa con le vittime: “Mai più”

ROMA. – Il nostro dolore è sincero, “siamo veramente dispiaciuti”: dispiaciuti per le oltre 800 persone uccise in agguati, rapimenti, attentati, per i loro familiari, per i feriti, per le perdite “alle quali non si può più rimediare”. Si riassume così la nota pubblicata oggi dall’Eta attraverso due giornali baschi, l’ultimo gesto dovuto al popolo spagnolo che ancora mancava perché su oltre 40 anni di terrorismo sanguinoso fosse posta una pietra tombale, che anticipa lo scioglimento dell’organizzazione armata separatista basca, dato come imminente.

Un messaggio che tuttavia è stato già respinto dalle associazioni spagnole delle vittime del terrorismo, che lo ritengono un tentativo di “riscrivere la storia” e di “annacquare responsabilità”. Un anno fa esatto c’era stata la resa: il disarmo, quello vero, con l’indicazione alla polizia francese dei nascondigli segreti delle armi e degli esplosivi. L’Eta aveva ceduto i suoi arsenali, senza condizioni.

Perché, com’era accaduto ogni volta che in questo decennio era stata proposta una tregua, o dichiarato un disarmo come nel 2011, il governo conservatore spagnolo aveva messo ben in chiaro che non ci sarebbe stata una contropartita, nessuna concessione o apertura di credito in cambio: né un rilascio degli oltre 400 terroristi baschi detenuti, né un loro avvicinamento a casa, né alcuna concessione su maggiore autonomia al territorio basco e nemmeno un riconoscimento politico come interlocutore.

Un muro al quale l’Eta – acronimo in lingua basca di Euskadi Ta Azkatasuna, ‘Patria basca e Libertà’ – non ha potuto opporsi. Oggi la cenere sul capo: “Siamo coscienti che durante questi lunghi anni di lotta armata abbiamo creato tanto dolore e tante perdite alle quali non si può più rimediare”, si legge nel comunicato, che anche nello stile è ormai lontanissimo dai toni aggressivi e dall’impostazione ideologica del linguaggio dei comunicati di un tempo.

“Vogliamo mostrare il nostro rispetto per i morti, per coloro che sono stati feriti e per le vittime provocate dalle azioni dell’Eta”, alle quali “chiediamo sinceramente scusa”. Gli ‘etarra’ ammettono inoltre la propria “diretta responsabilità” nella “sofferenza sproporzionata” inflitta al Paese basco in conseguenza della loro violenza. “Si tratta di un passo necessario per accettare la verità in modo costruttivo, per sanare ferite e per creare le condizioni perché tanta sofferenza non si ripeta mai più”.

Ma ai familiari delle vittime non è andata giù una frase in particolare: “Siamo consapevoli che, come in tutte le forme di lotta armata, le nostre azioni hanno colpito persone che non avevano alcuna responsabilità”. Come dire: un inaccettabile distinguo fra vittime innocenti e non. “Trovo vergognoso e immorale che possano fare una distinzione fra le persone che hanno ‘meritato’ una pallottola nella nuca o una bomba nell’automobile e ‘vittime accidentali’ che non lo meritavano”, ha dichiarato la presidente dell’Associazione vittime terrorismo (Avt), Maria del Mar Blanco.

Un tentativo, secondo i familiari, anche di annacquare responsabilità, richiamandosi a un conflitto “inesistente” e trovando una sorta di giustificazione primigenia alla causa del separatismo basco nel “dolore ereditato da Guernica”, citata nel comunicato Eta, cioè della città basca martire, rasa al suolo dagli aerei tedeschi durante la Guerra civile spagnola, alla quale rese omaggio Pablo Picasso. Ed elevata a simbolo del dolore del popolo basco.

(di Fabio Govoni/ANSA)