Champions: Roma a Liverpool per la storia, sogno finale

ANSA/ELISABETTA BARACCHI

LIVERPOOL. – Un incubo che ritorna, i sorrisi beffardi della gente di Liverpool, dal tassista al capo tifoso barista, che ricordano quelli di Grobbelar. Così è di nuovo i Reds contro la Roma, che anche domani giocherà in maglia bianca come il 30 maggio del 1984, la notte in cui Di Bartolomei e compagni furono campioni d’Europa per 55 secondi, il soffio di tempo trascorso dal rigore segnato da Agostino, dopo quello fallito da Nicol, a quello successivo insaccato da Neal.

Su quel minuto scarso sono stati scritti libri e allestiti spettacoli teatrali, adesso è di nuovo Liverpool e in mente tornano altri 55 secondi, quelli fra il penalty fallito da Graziani e il coro pieno di dolore “Roma, Roma, Roma!” che si alzò lo stesso. E poi, ancora beffardo, quello della parte avversa, “We always win in Rome” che rimbombò nell’Olimpico anche dopo la doppietta di Michael Owen nel 2001, in un match di Coppa Uefa finito 0-2.

Ulteriore beffa fu lo 0-1 a favore degli uomini di Fabio Capello nel ritorno in Inghilterra, con coda ‘bollente’ a base di polemiche arbitrali. Il risultato non cambiò: Roma eliminata. Un passato che ritorna perché qui, pur nel rispetto dell’avversario, sono in molti a pensare che la storia sarà di nuovo a favore dei Rossi rivitalizzati dal mago Klopp, che alla vigilia sfodera ottimismo e risate, e forti del fuoriclasse che l’estate scorsa è stato strappato proprio alla Roma.

‘Momo’ Salah, appena eletto miglior giocatore della Premier, manda in estasi Anfield, ha sempre segnato contro le sue ex squadre e domani spera di ripetersi perché vuole prendersi la gloria in Europa. A Trigoria ha ancora tanti amici, ma si sa che a volte il calcio è spietato. Come per Steven Gerrard e Francesco Totti, le ultime vere ‘bandiere’ del calcio: avrebbero voluto affrontarsi un’altra volta, e invece il tempo ha vinto.

Intanto i romanisti sono spinti da una fede incrollabile al punto che alcuni di loro sono arrivati a Liverpool privi di biglietto. Ma spiegano che dovevano comunque esserci, per provare a spezzare un incantesimo e vedere da vicino il nemico. E una curva, la Kop, che in fondo mette i brividi.

Sì, è proprio vero che il 30 maggio del 1984 è la data impossibile da dimenticare, delle lacrime e delle sconforto di una città che si sentiva già campione e invece inciampò sui tiri dal dischetto, dopo che due dei migliori specialisti di allora, Pruzzo e Cerezo, erano usciti durante il match e quindi impossibilitati a tirare.

Falcao non se la sentì per via dei crampi, Grobbelar la ebbe vinta con le sue smorfie, Testaccio si ritrovò con tante bandiere da ripiegare e mettere via in attesa di tempi migliori. Si spera che siano arrivati adesso, ci sono un sogno chiamato Kiev e l’ottimismo tipicamente americano del presidente James Pallotta, che ha trovato anche lo sponsor di maglia da 40 milioni e spera di farsi un altro bagno in fontana la notte del 2 maggio.

Quello è l’appuntamento per il quale la gente di fede giallorossa ha fatto nottata in fila per un biglietto, ma si sa che per il Liverpool, i romanisti sono in coda al botteghino da 34 anni. Intanto c’è Anfield, e non è affatto poco, anche per chi ha già buttato fuori Messi e Iniesta.

(dell’inviato Alessandro Castellani/ANSA)

Lascia un commento