Da odio a sesso, le linee guida di Facebook sui post vietati

Ombre di persone guardando il proprio cellulare e sullo sfondo il logo di Facebook.
Sospettati legami con entità straniere.

ROMA.- Facebook svela per la prima volta le linee guida in base a cui decide se i post degli utenti sono leciti o vanno eliminati. La compagnia rende pubblico il documento di 27 pagine che usa per tenere in equilibrio libertà d’espressione e necessità di ripulire il social da violenza, terrorismo e fake news. L’operazione trasparenza è l’ennesima messa in atto per sedare le critiche dopo lo scandalo Cambridge Analytica. Scandalo su cui anche l’Italia vuol vederci chiaro: il garante della Privacy ha chiesto alla compagnia ulteriori chiarimenti “sulla possibile violazione dei dati personali di decine di migliaia di utenti”.

Dallo spam all’incitamento all’odio, dai nudi alla violazione del copyright, Facebook mostra le norme con cui regola la vita social dei suoi due miliardi di utenti. Nel testo, pubblicato in risposta alle accuse di censura arbitraria, si trovano diversi suggerimenti per distinguere, ad esempio, tra sarcasmo e linguaggio d’odio.

Forte delle linee guida, Facebook scandaglia le bacheche usando una combinazione di intelligenza artificiale e segnalazioni degli utenti. I contenuti sospetti passano poi al vaglio di un team di 7.500 revisori in carne e ossa, al lavoro 24 ore su 24 in 40 lingue. E siccome l’uomo è fallibile, l’azienda ha deciso di introdurre un secondo grado di giudizio: l’utente che si vede bloccare un post ora potrà fare appello e chiedere una revisione della decisione.

Di errori, d’altronde, Facebook ne ha fatti parecchi, anche eclatanti. Come quando ha censurato la foto simbolo della guerra del Vietnam: la bimba di 9 anni che corre nuda in strada fuggendo dalle bombe al napalm. A pesare sulle spalle del social è però un altro tipo di errore, quello che ha portato Cambridge Analytica a ottenere i dati di 87 milioni di persone.

Nei giorni scorsi Facebook ha ribadito che non rivela l’identità degli utenti ai pubblicitari e che non vende i loro dati. Per adeguarsi al regolamento europeo sulla privacy (Gdpr), inoltre, ha detto che i giovani tra i 13 e i 15 anni in alcuni Paesi Ue avranno bisogno di un’autorizzazione del genitore per usare appieno il social. Il limite dei 16 anni trova d’accordo l’Italia. Per il garante dell’Infanzia, Filomena Albano, è l’età minima per poter esprimere da soli il consenso al trattamento dei dati personali su app e social.

L’adeguamento al Gdpr è uno dei temi su cui il garante della Privacy, Antonello Soro, ha chiesto maggiori chiarimenti nell’ambito dell’istruttoria su Cambridge Analytica. L’Autorità vuol sapere anche quali società di marketing politico hanno avuto accesso ai dati degli italiani

(di Laura Giannoni/ANSA)