Esperto, il latino deriva dal sardo non il contrario

(ANSA) – CAGLIARI, 25 APR – Il sardo non è una lingua neolatina, è il latino che deriva dal sardo. La dimostrazione non è (solo) storica, ma linguistica: è quella che propone Bartolomeo Porcheddu, studioso, esperto e appassionato di lingua sarda con due specializzazioni nel settore, in un libro di prossima uscita. Un esempio emblematico è la parola latina filium, figlio. “In realtà c’è stato uno scambio – spiega Porcheddu all’ANSA – la consonante zeta, che era scritta come una i, è stata presa come una vocale. E io nel libro dimostro questo errore: non si trattava affatto di una vocale. Filium in realtà diventa filzum, con una zeta sonora, alla logudorese”. Un altro esempio? La y greca. “In latino si legge i – spiega – ma in realtà è la cosa più sbagliata di questo mondo perché si legge come u. Se vado a leggere ‘tirreno’ anziché ‘turreno’ sto stravolgendo la parola. Il significante non mi dice niente: che cosa significa tirreno? Se io vado a leggere turreno mi riferisco al mare di Turres, l’attuale Porto Torres”. Due esempi. “Nel latino di oggi – afferma ancora l’esperto – troviamo il sardo di tremila anni fa”. Ma il libro è pieno zeppo di accurate dimostrazioni. Che presuppongono una storia diversa da quella dei libri che si studiano a scuola e all’università. E cioè quella del dominio nel Mediterraneo di una grande civiltà con base nell’isola. Spazzata via forse dall’acqua (ipotesi dei libri di Sergio Frau) o da un fisiologico declino anche commerciale, politico e militare.