Scossa di terremoto 4.2 in Molise, paura ma niente danni

Nell'immagine d'archivio, un sismografo della sala operativa di Roma dell'Istituto Nazionale di Geofisica. ANSA /FILIPPO MONTEFORTE /JI

ACQUAVIVA COLLECROCE (CAMPOBASSO). – Una scossa secca, breve, sussultoria, ha scatenato il panico questa mattina in Molise. Centinaia di persone sono scese in strada, e molte sono state le chiamate ai numeri di emergenza; fortunatamente però non si sono registrati danni, e la situazione è presto tornata alla normalità. Erano le 11.48 di questo 25 aprile, e nei Comuni della provincia di Campobasso, come nel resto d’Italia, si celebrava la festa della Liberazione.

Il terremoto, di intensità 4.2, come ha poi precisato l’Ingv, è giunto da 31 chilometri di profondità, con epicentro nelle campagne di Acquaviva Collecroce, ma è stata avvertita anche lungo la costa adriatica e fino in Puglia. Tuttavia il sisma ha avuto caratteristiche tali che, considerate nel loro insieme – spiega il presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Carlo Doglioni – hanno avuto un impatto 1500 volte inferiore rispetto a quella di magnitudo 6.5 del 30 ottobre 2016 a Norcia.

Gli abitanti della zona, a rischio ma non colpita in anni recenti da eventi sismici di rilievo, all’inizio non hanno capito cosa stesse succedendo. Paura a Termoli nel basso Molise, sconcerto nelle terre intorno a Monte Mauro, quelle abitate dal ‘500 da immigrati di origine croata che fanno capo ad Acquaviva Montemitro e San Felice. La gente della costa è scesa in strada terrorizzata. Non lontano da qui c’è stata nel 2002 la scossa di San Giuliano di Puglia, quella che uccise 27 bambini e una maestra nella scuola Jovine.

“Quello sì che è stato un terremoto, non si riusciva neanche a respirare”, racconta Daniele ad Acquaviva. Gli stessi sismologi dicono che lo sciame registrato a partire dalla notte scorsa a Guardalfiera non ha niente a che vedere con le sequenze appenniniche degli ultimi anni. I Vigili del Fuoco e la protezione civile hanno effettuato controlli sulla diga del Liscione, uno degli invasi artificiali più grandi del centro Italia e che dà acqua al Molise e alla Puglia, ma hanno poi rassicurato di non aver registrato “nessuna criticità”.

La macchina della protezione civile regionale si è messa in moto subito, i vigili del fuoco hanno controllato anche i viadotti di 8 km che percorrono la diga sulla statale Bifernina che è quella che collega il capoluogo Regionale Campobasso alla costa e quindi all’autostrada. Nessun problema, assicurano, ma l’allerta resta alta, come ha spiegato il neodeputato Cinque Stelle Antonio Federico, chiedendo “la manutenzione per un’opera strategica del Molise”.

Molise Acque assicura che tutto va bene, nei mesi scorsi i piloni sono stati verificati. Il neopresidente della Regione, Donato Toma, si è messo in contatto con i sindaci dei paesi interessati – Guardialfiera, Palata, Acquaviva, Termoli – che gli hanno assicurato che tutto era a posto. Il resto della Regione, Campobasso in testa, a poco meno di 50 km in linea d’aria da Acquaviva, non si è accorta quasi di nulla. Ma tutto il Molise è e resta un territorio sismico.

Proprio Acquaviva fu distrutta nel 1456 da quello che viene descritto come il più potente terremoto della storia italiana che devastò mezzo Centro Italia con epicentro tra il Matese e l’Irpinia. Domani scuole chiuse ad Acquaviva e in altri comuni della zona dell’epicentro.

(dell’inviato Luca Prosperi/ANSA)

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