L’alta corte del Brasile revoca i cautelari a Battisti

Cesare Battisti, ammanettato in Brasile. EPA/Fernando Bizerra Jr. EPA/FERNANDO BIZERRA JR.

SAN PAOLO. – Cesare Battisti non avrà più neanche il braccialetto elettronico. Il Supremo Tribunale di Giustizia (Stj) brasiliano ha infatti accolto la richiesta di ‘habeas corpus’ presentata dagli avvocati dell’ex terrorista dei Proletari Armati per il Comunismo (Pac), revocando questa e altre misure cautelari che gli erano state imposte da una corte locale.

La decisione è stata presa all’unanimità da tre giudici del sesto collegio dell’alta corte, dopo che il magistrato relatore del caso, Nefi Cordero, ha stabilito che non esistono elementi concreti e sufficienti per mantenere le misure cautelari imposte a Battisti dal Tribunale Regionale Federale (Tfr-3) responsabile per la regione di San Paolo, dove l’ex terrorista vive, nella località costiera di Cananeia.

Nella loro richiesta di habeas corpus, cioè nell’ingiunzione – tipica del diritto anglosassone, ma non solo – alla giustizia a fornire un motivo valido per imporre le restrizioni alla sua libertà, i legali di Battisti hanno segnalato che “non è necessario mantenere le misure cautelari”, giacché “non esiste alcun pericolo di fuga, data l’inequivocabile intenzione di restare in Brasile” del loro cliente.

La decisione del Tribunale supremo non impedisce però che nuove misure cautelari siano imposte in futuro a Battisti, se dovessero sorgere nuovi elementi che le giustifichino nell’ambito dell’iter giudiziario al quale è sottoposto. Battisti è stato arrestato nell’ottobre dell’anno scorso a Corumbà, nello stato di Mato Grosso del Sud, mentre, secondo l’accusa, tentava di attraversare il confine boliviano con 6 mila dollari e 1.300 euro non dichiarati.

Liberato dopo tre giorni, è rimasto comunque sotto processo per esportazione illegale di valuta e gli sono state applicate misure cautelari – come appunto il braccialetto elettronico – che sono state estese da un giudice di Caianea lo scorso 17 aprile.

In quella decisione, le cautelari sono state estese alla moglie di Battisti, Joice Lima: entrambi sono accusati di aver fornito indirizzi falsi per i loro documenti matrimoniali nel 2015, che per la giustizia brasiliana rientra nella fattispecie di “falso ideologico” nell’ordinamento brasiliano.

Condannato all’ergastolo in via definitiva in Italia per quattro omicidi commessi durante gli anni di piombo, l’ex terrorista potrebbe inoltre essere estradato, dopo che lo scorso 13 marzo il Procuratore Generale brasiliano, Raquel Dodge, ha stabilito che la decisione finale sulla questione spetta al presidente Michel Temer, che potrebbe ribaltare la decisione con la quale il suo predecessore, Luiz Inacio Lula da Silva ha concesso a Battisti lo status di rifugiato politico.

Temer si è detto disposto ad estradare Battisti, ma resta in attesa di una decisione del Supremo Tribunale Federale (Stf) che confermi il parere espresso dal Procuratore Generale.

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