Nel giornale anti-Erdogan dopo le condanne shock

ISTANBUL. – Dentro Cumhuriyet si sorride. Potrebbe apparire un paradosso, a poche ore dalle pesanti condanne per “terrorismo” a 14 suoi giornalisti e amministratori nel processo simbolo delle minacce di Erdogan alla libertà di stampa. Eppure c’è ancora speranza, tra le mura del quotidiano più antico e più a rischio di Turchia. Perché dopo 543 giorni si sono finalmente ritrovati tutti insieme, i reporter e manager alla sbarra: pur sotto controllo giudiziario, sono liberi e già preparano l’edizione di domani.

“Purtroppo ce lo aspettavamo, ma continuiamo a fare il nostro lavoro, come sempre. È la risposta migliore che possiamo dare”, spiega all’ANSA Selin Gorguner, corrispondente di politica interna, al secondo piano di una redazione protetta come un fortino, nel cuore di Istanbul. Le alte cancellate di metallo e un blindato della polizia tengono lontani possibili malintenzionati.

Di fronte alla sua scrivania, Selin tiene uno schizzo che ritrae la testimonianza in tribunale di Ahmet Sik, tra i più noti giornalisti d’inchiesta turchi. Ieri sera, è stato condannato per aver sostenuto la presunta rete golpista di Fethullah Gulen, che però, in un kafkiano paradosso, era stato tra i primi a denunciare quando ancora andava a braccetto con Erdogan, prima del 2013.

All’epoca l’avevano fatto arrestare proprio i ‘gulenisti’, molto influenti nella magistratura. “È così in un sistema fascista, qui la giustizia è estremamente politicizzata. Ma prima o poi tutto questo finirà”, dice determinato Sik, nell’ufficio che condivide con il vignettista Musa Kurt, condannato pure lui.

“In Turchia però le cose cambiano molto velocemente”, aggiunge, guardando già alle cruciali elezioni anticipate del 24 giugno. Uno spartiacque per il Paese, e probabilmente anche per il destino di Cumhuriyet.

“Questa sentenza vuole intimidirci. Erdogan non sopporta nessuna opposizione e farà di tutto per vincere al primo turno. Se si andrà al ballottaggio, mi aspetto una nuova stagione di tensione”, spiega Bulent Mumay nella redazione web, dove è approdato di recente da Hurriyet, che era il più grande quotidiano di opposizione ma poche settimane fa, proprio alla vigilia del voto, è finito nelle mani di un editore vicinissimo al ‘Sultano’. Così, a fargli da contraltare, ormai resta quasi solo Cumhuriyet, sempre più esposto.

Lunga barba grigia e sguardo esperto, Emrah Kolukisa guida la redazione cultura: “Aspettiamo il processo d’appello, non abbandoniamo la speranza. E intanto continuiamo a fare quello che abbiamo sempre fatto: i giornalisti”. “È una sentenza totalmente infondata, contro di noi non c’era alcuna prova. Ci hanno condannato solo per quello che abbiamo scritto – dice Kadri Gursel, editorialista molto noto e rappresentante turco dell’International Press Institute – È un attacco al giornalismo stesso, alla libertà d’espressione. Ed è triste che oggi sia questa l’immagine della Turchia nel mondo”.

(di Cristoforo Spinella/ANSA)

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