In Alabama primo museo linciaggio su terrore razziale

Museo linciaggio in Alabama - © ANSA

NEW YORK. – Tra il 1877 e il 1950 migliaia di afro-americani furono pestati, mutilati, picchiati, trascinati per strada, sottoposti ad ogni forma di tortura e alla fine impiccati come ultima forma di umiliazione pubblica in quelli che sono passati alla storia come atti di esecuzione sommaria o linciaggio. Vittime finora senza un nome, per lo più accusate ingiustamente in nome della supremazia bianca ma che da adesso avranno il loro riconoscimento nel ‘National Memorial for Peace and Justice’ a Montgomery in Alabama.

Il memoriale, un progetto della organizzazione non profit ‘Equal Justice Initiative’, è anche un museo che racconta dell’ ineguaglianza razziale partendo dalla schiavitù fino all’epoca contemporanea. Il memoriale è formato da 800 colonne in acciaio corten, una per ogni contea in cui avvenivano i linciaggi, con inscritti i nomi di 4400 vittime di una delle atrocità razziali meno riconosciute nella storia americana.

L’acciaio patinato delle colonne è stato scelto deliberatamente perché è un materiale che arrugginisce nel tempo e diventa del colore dei corpi insanguinati che intendono rappresentare. Il linciaggio si sviluppò negli Stati Uniti dopo la fine della Guerra di Secessione. Come una sorta di ribellione alla fine della schiavitù, il sud del paese cominciò a sviluppare una forma di terrore razziale sotto forma di atti pubblici di tortura contro la popolazione di colore.

Era il 4 dicembre del 1931 quando Matthew Williams fu trascinato via dal reparto per soli neri di un ospedale del Maryland con l’accusa di aver ucciso un uomo bianco. Nonostante il 23enne si fosse dichiarato innocente, una massa lo legò con una camicia di forza e lo scaraventò dalla finestra dell’ospedale. Poi fu accoltellato con punteruoli da ghiaccio e il suo corpo fu trascinato per diversi isolati fino alla soglia di un tribunale: lì venne impiccato. Il giovane fu lasciato appeso diverse ore e sottoposto ad abusi. Poi fu tagliata la corda e il corpo di nuovo trascinato questa volta lungo le strade della comunità nera. Prima di bruciarlo, gli furono tagliate le dita delle mani e dei piedi.

Quasi cento anni dopo, la Eji ha raccolto la terra dove Williams fu ucciso e l’ha custodita in un vaso: quel vaso, assieme ad altri 800, è ora in mostra nel nuovo museo a Montgomery. “Il paese non può guarire se non fa i conti con la verità di ciò che è accaduto – ha detto Bryan Stevenson, fondatore di Equal Justice Initiative – soprattutto nel sud”. Bryan ha iniziato a lavorare al progetto nel 2010 ed è stato ispirato dalla sua esperienza nei tribunali dove da avvocato si è reso conto della difficoltà di eliminare discriminazione e pregiudizi.

(di Gina Di Meo/ANSA)