Di Maio-Salvini, sullo sfondo ipotesi per governo o voto

Luigi Di Maio e Matteo Salvini. ANSA

TRIESTE. – A settecento chilometri da Roma, nel Friuli Venezia Giulia che domenica potrebbe portare un leghista al governo della Regione, il dialogo tra M5S e Pd emana solo una flebile eco. I big del centrodestra impegnati nei comizi finali danno per “nato morto” un accordo che anche tra alcuni esponenti pentastellati viene visto con un certo pessimismo. E allora ecco riemergere l’ombra di un’asse tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini: un’asse che potrebbe portare a due possibili epiloghi, un governo di legislatura o il ritorno al voto a ottobre. Con una postilla: l’ipotesi di un accordo su una legge elettorale che dia il premio alla lista e non alla coalizione.

Al momento si tratta di fibrillazioni che potrebbero cadere con l’ok all’accordo tra M5S e Pd. E, fino al 3 maggio, difficilmente Di Maio e Salvini arretreranno dalle loro posizioni. Ma che qualcosa, sottotraccia, torni a muoversi sull’onda del possibile boom leghista in Friuli Venezia Giulia lo si vede già nelle parole di Salvini. Il leader della Lega da un lato professa lealtà a Silvio Berlusconi ma dall’altro, nell’affollata piazza della Borsa di Trieste, non risparmia stoccate all’ex Cavaliere.

Tornando a evocare – e bocciandola nettamente – la sua voglia di accordarsi con il Pd e lanciando, come unica alternativa a un governo centrodestra-M5S, l’ipotesi meno gradita al leader FI: il voto entro l’estate o comunque al più presto. L’ipotesi vede Lega e M5S sulla stessa scia. Fonti del Movimento escludono infatti l’ok a qualsiasi governo tecnico preferendo il ritorno alle urne con il Rosatellum: a quel punto, è il ragionamento che si fa, sarebbe un ballottaggio tra M5S e Lega.

Ma Salvini, in Friuli, accenna anche ad un altro binario, quello del voto con un nuovo sistema elettorale. E, aumentando il suo pressing sul Cavaliere, non si sbilancia su cosa voterebbe tra il premio alla lista – che avrebbe l’ok del M5S – e il premio alla coalizione, che manterrebbe unito il centrodestra. “Chi prende un voto in più governa, lista o coalizione”, sono le parole, un po’ sibilline, del leader della Lega.

Poco prima, nel M5S, è il deputato Andrea Colletti a parlare di legge elettorale. “Non ci fa paura tornare al voto, magari migliorando la legge, cambiando la soglia di sbarramento per togliere i micro partiti de il loro peso nelle coalizioni”, scrive su facebook. Da un punto di vista numerico, in Parlamento l’asse Lega-M5S reggerebbe ma il modo è un altro: è al momento impensabile pensare ad una riforma della legge elettorale, sia pure con piccoli correttivi, senza un governo in carica. E il 10 aprile scorso la capigruppo della Camera ha messo in chiaro come la commissione speciale non possa occuparsene.

L’obiettivo della riforma elettorale potrebbe portare Lega e MS5 ad accettare, quindi, un governo “di tregua” con la prospettiva di un ritorno alle urne nel brevissimo periodo. Una soluzione alla quale, al momento, né Salvini né Di Maio fanno cenno. L’impressione nei due partiti, tuttavia, è che dopo il voto di domenica qualcosa potrebbe cambiare. Con la Lega pronta a sfruttare il suo primato su FI e il M5S che punta a essere il secondo partito, sopra il Pd. Un dato che, forse, aiuterebbe Di Maio a uscire dal “cul de sac” che deriverebbe dal fallimento del dialogo con i Dem.

(dell’inviato Michele Esposito/ANSA)

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