Stop alternanza scuola-lavoro nella festa dell’1 maggio: “Sfruttamento”

ROMA. – Dopo essere comparsi con cartelli con su scritto #alternanzasfruttamento gli studenti napoletani degli istituti Garibaldi e del Vittorio Emanuele II l’hanno avuta vinta: domani non saranno impegnati per l’alternanza scuola lavoro presso il Pio Monte della Misericordia, dove, dalle 9 alle 17, avrebbero dovuto presentarsi in virtù dell’istituto dell’alternanza scuola-lavoro.

Intanto la Rete della Conoscenza-Uds ha fatto partire lo sportello “S.O.S Alternanza, per raccogliere – ha spiegato Francesca Picci, coordinatrice nazionale Uds – segnalazioni di sfruttamento da Nord a Sud del Paese, per astenerci dalle attività lavorative e per denunciare il furto del nostro tempo libero”.

Non è la prima volta che gli studenti protestano per l’alternanza scuola lavoro attuata in giornate di festa. “In alcuni beni come alla Reggia di Caserta o nei siti di Pompei – racconta Gigi, che frequenta il liceo Pascal – gli studenti, soprattutto degli istituti alberghieri, vengono utilizzati regolarmente la domenica per indicare ai turisti dove sono i bagni o le varie sale o, in altri casi, per strappare le erbacce da cortili e spazi comuni. Sono forme di sfruttamento che tolgono tra l’altro lavoro ai professionisti dei beni culturali”.

Il 26 marzo scorso un cartello con la scritta “Domenica delle Palme, turno di 4 ore. Questo non e’ formativo, non e’ alternanza ma sfruttamento” e’ stato esposto da alcuni studenti impegnati in un progetto di alternanza in occasione dell’iniziativa Giornate Fai di Primavera.

“Eravamo al museo di Mineralogia dell’università di Napoli Federico II cogliendo l’opportunità che ci ha dato il Fai – hanno spiegato i giovani – ma anche per protestare contro l’alternanza. Hanno parlato di ‘studenti volontari’ per il Fai ma questo non e’ vero: siamo qui per l’alternanza scuola-lavoro, di domenica, levando tanto tempo allo studio e alla famiglia”. Polemiche ha suscitato anche, nei giorni scorsi, la notizia di un sei in condotta nei confronti di uno studente minorenne del modenese che ha pubblicato su Facebook un post in cui criticava il progetto di alternanza scuola-lavoro.

Il preside dell’istituto ha spiegato che le critiche del giovane sarebbero arrivate “proprio il primo giorno in azienda, quando le imprese, tra le prime caratteristiche che chiedono c’è la buona educazione, al di la’ delle competenze tecniche”. In varie parti d’Italia infine gli studenti denunciano, oltre che di essere stati costretti a fare lavori che nulla hanno a che fare con la formazione – come ad esempio trasportare lettini e ombrelloni per la piscina di un centro sportivo – di aver dovuto far pagare alle famiglie dalle 200 alle 400 euro per sostenere le ore di alternanza scuola-lavoro.

E’ il caso di un Istituto tecnico nautico dove il percorso di alternanza prevedeva dei corsi di formazione durante la navigazione: gli studenti che hanno frequentato il corso di ufficiale di coperta raccontano di aver dovuto pagare 250 euro per la divisa e 300/350 euro per il viaggio; inoltre chi ha svolto il corso di macchinista ha dovuto spendere 180/200 euro di divisa e 300/350 euro per il viaggio.

(di Valentina Roncati/ANSA)