Frena l’inflazione, ma il carrello della spesa rincara del triplo

Signore fanno la spesa ad un supermercato. Crescita
Signore fanno la spesa ad un supermercato. CIRO FUSCO/ ARCHIVIO / ANSA/ KLD

ROMA. – L’inflazione ad aprile rallenta di nuovo, scendendo allo 0,5% dallo 0,8% di marzo. Lo scenario, però, si capovolge se si restringe lo sguardo ai soli prezzi dei beni che finiscono nel carrello della spesa. Per gli acquisti che si fanno al supermercato, infatti, si registra un deciso rincaro. Basti pensare che salgono a un ritmo triplo rispetto a quello del tasso generale (+1,5%).

Un quadro “contrastante”, ammette l’Istat diffondendo le stime preliminari: da un punto di vista macroeconomico si conferma una fase di “debolezza” ma non vale altrettanto per le famiglie. Certo, una frenata del tasso complessivo era attesa ma non così netta. L’aspettativa era per una decelerazione anche in ragione del ribasso delle tariffe di luce (-8%) e gas (-5,7%) deciso dall’Autorità dell’Energia dal primo di aprile. Cali che secondo l’Istat sono stati la prima causa del passo indietro dell’inflazione.

Ha poi pesato il confronto con l’aprile dell’anno scorso, quando il calendario risultò ancora più favorevole a ‘ponti’ festivi, vista la vicinanza tra la Pasqua e l’anniversario della Liberazione. Circostanza che si è fatta sentire soprattutto sul costo di biglietti aerei (-8%) e treni (-7,3%).

A controbilanciare le spinte al ribasso sono accorsi gli alimentari, su cui avrebbe inciso il rincaro della frutta (+2%). Ad aumentare non sono solo i prodotti del ‘carrello’ ma anche quelli a più alta frequenza di acquisto, come la benzina (al +2,5%) e il diesel (+3,8%).

Le diverse associazione dei consumatori si sono esercitate nel calcolo delle ripercussioni sulle tasche degli italiani. Per il Codacons l’aggravio annuo “per la famiglia ‘tipo’ è di 152 euro”, di cui “86 euro” si devono al mangiare. L’Unc stima invece una “stangata” di “195 euro” per una coppia con due figli. Euro in più o in meno secondo Confcommercio il dato dell’Istat “è sintomo dell’incertezza che caratterizza l’attuale quadro congiunturale e del perdurare di un’evoluzione debole della domanda per consumi”.

Sulla stessa lunghezza d’onda Federdistribuzione. Anche perché il rallentamento dei prezzi si accompagna ad altri segnali, come il calo della fiducia. Inoltre colpisce la comparazione con dodici mesi fa, allora si viaggiava all’1,9%. Per l’Istat la discesa è dovuta principalmente alle “componenti volatili”, come cibo ed energia, mentre lo zoccolo duro dell’inflazione ha subito oscillazioni più contenute.

Sta di fatto che l’Italia continua a mostrarsi inferiore a quella dell’eurozona: la stima di aprile per l’unione monetaria sarà rilasciata giovedì ma le previsioni riportate da Bloomberg sono per una limatura (dal +1,4% al +1,3%). Intanto negli Usa il tasso ha toccato il massimo da fine 2016. Tuttavia l’economista di Intesa Sanpaolo, Paolo Mameli, pensa che già da maggio dovrebbe riprendere un trend al rialzo, “che potrebbe riportare l’indice in linea con il target Bce negli ultimi mesi dell’anno (1,7- 1,8%)”.

(di Marianna Berti/ANSA)

Lascia un commento