Siria: missili su siti militari, sospetti su Israele

BEIRUT. – Una serie di terribili esplosioni ha scosso la notte scorsa due province nel nord della Siria dove diversi missili hanno colpito installazioni militari provocando decine di morti, forse anche iraniani. Come per diversi altri attacchi simili l’ipotesi che circola è che l’attacco sia stato compiuto da Israele, il quale però, come da prassi, non ha confermato né smentito.

Il bombardamento è avvenuto mentre crescono pericolosamente le tensioni tra Israele e Iran, accusato questa sera dal premier israeliano Benyamin Netanyahu di avere mentito per anni sul suo programma nucleare per nascondere le sue intenzioni di dotarsi di armi atomiche. Le forze armate di Damasco hanno parlato di “una nuova aggressione” che ha colpito “alcuni siti militari nelle province di Aleppo e Hama”, ma non ha fornito alcun dettaglio. Mentre l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus) ha parlato di un attacco compiuto probabilmente da Israele che ha ucciso almeno 26 tra militari siriani e iraniani.

Ma il bilancio sembra destinato ad aggravarsi, perché vi sono diversi dispersi e una sessantina di feriti, alcuni dei quali in gravi condizioni. In particolare, secondo l’Ondus, sarebbe stata colpita la base della Brigata 47, tra le province di Hama e Aleppo, che ospita un deposito di missili terra-terra e dove operano militari iraniani, come in diversi altri siti siriani.

Alcuni testimoni hanno parlato di esplosioni a catena provocate dal bombardamento, che avrebbero addirittura generato un terremoto di 2,6 gradi sulla scala Richter. Da parte iraniana, nessuna reazione ufficiale, mentre quelle ufficiose sono improntate a una certa confusione. Due agenzie, la Tasnim e la Mehr, hanno detto che non sono state colpite basi dove sono presenti consiglieri iraniani, e quindi non si registrano vittime tra le forze di Teheran.

L’agenzia Isna, che inizialmente aveva parlato di 18 militari iraniani morti, ha diffuso in seguito una nuova versione dello stesso articolo in cui non si fa cenno a vittime tra i soldati di Teheran. In un primo momento il quotidiano governativo siriano Tishrin aveva affermato che nel bombardamento erano stati impiegati nove missili lanciati da basi anglo-americane in Giordania. Una ricostruzione che però non è stata proposta da nessun’altra fonte.

L’attacco è avvenuto alle 22:30 ora locale (le 21.30 ora italiana), dopo che Netanyahu aveva ricevuto il segretario di Stato americano Mike Pompeo e aveva avuto un colloquio al telefono con il presidente Donald Trump. Pompeo aveva detto che gli Usa “sono con Israele nella lotta” per impedire all’Iran di consolidare le sue posizioni in Siria, dove ha inviato migliaia di militari e miliziani lealisti nei sette anni di guerra civile.

Il 9 aprile scorso in un analogo bombardamento contro un’altra base siriana, la T4, nella provincia di Homs, sette militari iraniani erano rimasti uccisi. Anche in questo caso Israele non ha risposto alle accuse di Siria, Iran e Russia di avere compiuto il bombardamento, al quale Teheran ha promesso di reagire. Oggi, senza fare riferimento esplicito all’attacco della scorsa notte, la Guida suprema iraniana, Ali Khamenei, ha affermato che è passato il tempo in cui i nemici dell’Iran potevano fare operazioni “mordi e fuggi”. Chi entrerò in conflitto con Teheran, ha aggiunto, “sarà colpito più volte”.

(di Alberto Zanconato/ANSAmed)

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