Settore pezzi di ricambio compromesso: 12% in funzione

Nuova contrazione del settore nel 2018. Favenpa stima una caduta del 40% in questi primi quattro mesi.
Nuova contrazione del settore nel 2018. Favenpa stima una caduta del 40% in questi primi quattro mesi.

Caracas. – Omar Bautista, presidente esecutivo di Favenpa, l’associazione che raggruppa i fabbricanti di pezzi di ricambio per il settore autoveicoli, non nasconde la sua preoccupazione. Bautista ha segnalato stanno lavorando soltanto al 12% della loro capacità, e che il settore è decresciuto del 40% nei primi mesi del 2018.

“Siamo ai livelli più bassi mai registrati” ha affermato.

L’imprenditore assicura che il settore deve affrontare molte difficoltà e incongruenze che non permettono di mantenere prezzi accessibili. Ad esempio, l’abisso che esiste tra gli aumenti sul salario minimo decretati dal governo (780%) e l’inflazione (8.778%) è una situazione economica che provoca una gran distorsione.

Dunque, Bautista crede che non sia corretto stabilire prezzi al di sotto dei costi, come obbligano i decreti governativi, perché tale misura porta una azienda al fallimento prima o poi.

La scarsità non migliora

Riguardo la scarsità di pezzi di ricambio, ha affermato che il settore non ha avuto accesso alla valuta estera attraverso il DICOM 2018, quindi ci sono molte difficoltà per ottenere la materia prima per la fabbricazione dei pezzi. “Le aziende di assemblaggio sono state le più colpite da questa situazione. La loro attività è diminuita del 99%. Solamente ci sono due fabbriche ancora in piedi: Toyota e Ford”.

Bautista ha informato che ci sono state riunione tra il settore ed il governo ma senza raggiungere soluzioni né a corto, né a lungo termine.

Nuovo tentativo per riattivare il settore

E intanto, il coordinatore del “motore industriale”, Miguel Pérez Abad, ha celebrato una ennesima riunione con rappresentanti del settore autoveicoli. L’obiettivo, sarebbe quello di organizzare nuovi tavoli di lavoro per cercare di “riattivare la produzione.”

Ford Motors Venezuela, Toyota, Iveco, MMC, Mack Venezuela si sono riuniti con Pérez Abad. Il coordinatore ha assicurato che il governo sta ascoltando le proposte e che il Venezuela ha tutto quello che serve per riattivare questo importante settore.

Biglietto dell’autobus a 5000 Bsf.

Mentre Bautista si lamenta e Pérez Abad cerca un punto d’incontro, sul fronte del trasporto pubblico c’è aria di sciopero. Gli utenti rifiutano l’aumento del biglietto per l’autobus che i trasportisti vogliono portare a 5000 Bolivares dal 1mo maggio.

La decisione è stata presa in una assemblea dei dirigenti di un blocco di trasportisti a Caracas. Ma la petizione di aumento del biglietto è stata negata dal Ministero del Trasporto.

Il titolare del ministero, Carlos Osorio avrebbe detto che ora gli preme la campagna elettorale e quindi, niente aumenti. Dunque, il settore sta minacciando con paralizzare il servizio.

Uno dei dirigenti, Rodemir Mezzone assicura che sono alle porte di un collasso. “Per Caracas rimangono in funzione soltanto 2000 unità di trasporto delle 25.000 che c’erano quattro anni fa” ha detto.

E aggiunto che ci sono alcune linee che stanno sparendo. Ad esempio, la linea Miranda del municipio Sucre che contava con 400 macchine, ora ne ha soltanto 20 e “Unión Conductores de Antímano” che aveva 423 unità gli rimangono soltanto 83 in attività.

“Gli aumenti nel prezzo dell’olio e alcuni pezzi di ricambio come i filtri per l’aria e il gasolio sono così alti che non c’è verso di poter andare avanti senza un aumento nelle entrate” ha affermato Mezzone.

Non tutti sono d’accordo

Ma non tutti condividono la stessa opinione. Sul fronte dei filogovernativi, il portavoce dell’Assemblea Socialista dei Lavoratori del Trasporto (ASNT), Félix Jaramillo, ha rifiutato l’incremento del biglietto e dello sciopero.

E Luis Alberto Salazar, presidente del Comitato degli Utenti del Trasporto considera che l’incremento non può essere affrontato dalla gente e, dunque, provocherà assenteismo dal lavoro.

Da una parte i settori autoveicoli e trasporto si lamentano perché non possono più andare avanti, dall’altra gli utenti non riescono a sostenere un nuovo aumento. Insomma, la situazione è quella del gatto che si morde la coda. E il governo, intanto, organizza riunioni che finora non sono servite a nulla. Vien da dire che continua a piovere sul bagnato

 

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