L’ipotesi del voto a giugno, ostacoli e finestre

Parlamento

ROMA. – Le nuove elezioni Politiche a giugno diventerebbero una vera e propria corsa a ostacoli e contro il tempo. Per poter votare il giorno 24, insieme con i ballottaggi delle elezioni amministrative (convocate per l’11 dello stesso mese), il presidente Mattarella dovrebbe infatti sciogliere le Camere al massimo il 9 maggio: a soli due mesi e cinque giorni dalla loro elezione.

Una scadenza difficile anche se non impossibile da rispettare: in otto giorni il Capo dello Stato dovrebbe effettuare un giro di consultazioni per verificare la formale impossibilità di formare una maggioranza in Parlamento e poi procedere allo scioglimento delle Camere (che per allora non avrebbero approvato una sola legge dall’inizio della legislatura).

Il Parlamento deve essere sciolto dal presidente della Repubblica tra i 45 e i 70 giorni prima della data fissata per le elezioni Politiche. Per avere il minimo di 45 giorni previsto, così da consentire il voto il 24 giugno, dunque, le Camere andrebbero sciolte al massimo il 9 maggio.

Tuttavia, il ministero dell’Interno ha in più occasioni, pur se informalmente, fatto rilevare che perchè la macchina elettorale proceda spedita e senza intoppi tra lo scioglimento ed il voto ne servono in media almeno sessanta. A rallentare il complesso ingranaggio del procedimento elettorale sono soprattutto gli adempimenti relativi al voto degli italiani all’estero, che si esercita per corrispondenza.

Se le camere venissero sciolte entro la metà di settembre, la finestra per tornare al voto sarebbe tra la fine di ottobre e la fine di novembre: in questo lasso temporale dovrebbero tenersi elezioni regionali in Trentino ed in Basilicata. Ove ciò si verificasse, sarebbe la prima volta che l’Italia voterebbe per le Politiche in autunno: fino ad ora si sono sempre tenute tra marzo e giugno tranne che nel 2013, quando si votò il 24 e 25 febbraio.

(di Francesco Bongarrà/ANSA)

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