Il blitz del Mossad in Iran: “Tutto in una notte”

TEL AVIV. – Il furto a Teheran di mezza tonnellata di documenti degli Archivi nucleari dell’Iran, annunciato lunedì dal premier Benyamin Netanyahu, entusiasma la stampa israeliana che lo accosta per creatività al furto della Gioconda (al Louvre, nel 1911) e per sangue freddo alla rapina al treno postale Glasgow-Londra (1963).

Ma finora sui dettagli dell’operazione condotta dal Mossad lo scorso gennaio sono state offerte solo briciole di informazioni. Il blitz, ha rivelato la televisione Canale 2 (Hadashot), si è svolto “sul filo del rasoio”. Gli iraniani lo hanno notato presto e si sono subito messi “alle calcagne” degli agenti del Mossad. Ma questi sono riusciti egualmente a portare a termine la missione e a trafugare il materiale oltre confine. Secondo alcuni, “tutto si è compiuto in una notte”.

A febbraio il tesoro dei segreti atomici dell’Iran (fra cui i progetti dettagliati per la confezione di cinque ordigni analoghi a quelli di Hiroshima) era in Israele, al vaglio di un drappello di specialisti, capaci di leggere il farsi e di orientarsi nelle scienze atomiche. Un primo bandolo della matassa è giunto lunedì da Netanyahu, secondo cui l’archivio era custodito in un magazzino nel rione di Shorabad, a Teheran.

L’immagine scelta dal premier mostra un anonimo capannone. All’ingresso si nota una macchina in sosta sotto ad un tettuccio di lamiera e l’ingresso di una sorta di portineria. “Quando devi nascondere segreti importanti – ha spiegato alla televisione Canale 10 David Maimon, un ex dirigente del Mossad – ci sono due vie: metterli in un posto superprotetto, oppure in un luogo anonimo”.

In Iran l’ubicazione del magazzino era nota solo a poche persone. Secondo un sito israeliano di intelligence, una volta al giorno un addetto alla manutenzione raggiungeva quel capannone a bordo di un’utilitaria. Niente che destasse sospetti. Ma un anno fa il Mossad ha avuto la soffiata giusta e ha iniziato a progettare quella che adesso è definita “la sua più grande operazione in questa generazione”.

Nel magazzino, secondo un’altra foto mostrata da Netanyahu, erano stivate due fila di grandi casseforti di quelle in uso nelle banche o nel commercio dei diamanti. Pare fossero numerate e sigillate. In alto avevano un gancio: è possibile che per muoverle occorresse una sorta di gru. Maimon ha invece menzionato “ruote”, che forse erano pure sotto le casseforti, ed un container.

E’ stata, ha precisato, un’operazione logisticamente complessa, in almeno quattro fasi, perché è stato necessario penetrare nel luogo giusto, prelevare il materiale, nasconderlo altrove e trafugarlo. Numerose persone devono avervi partecipato: il Mossad, azzarda ora un giornale, potrebbe essersi avvalso di iraniani avversi al regime.

(di Aldo Baquis/ANSAmed)

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