Timori sul voto, Di Maio si difende su graticola M5s

Di Maio e Salvini

ROMA. – Stretto dalle pressioni della base e dai dubbi degli stessi compagni di questa avventura: fallito il tentativo di fare un governo con Lega prima e con il Pd poi, Luigi Di Maio getta la spugna e chiede di tornare al voto. Il prima possibile. Ma in questo nuovo azzardo l’ex candidato premier del Movimento rischia di trovarsi improvvisamente solo.

“Capisco Luigi e capisco la sua linea ma andare al voto è un rischio. La Lega rischia di rosicchiarci un altro 4 o 5%. Io non sono d’accordo”, confessa lontano dai taccuini un esponente dell’inner circle pentastellato. D’altra parte lo scudo stretto attorno al leader da Beppe Grillo e da Alessandro Di Battista è un altro chiaro segnale della necessità di blindare il percorso seguito dall’ormai ex candidato premier dagli attacchi. Che piovono in Parlamento e dalla base.

Ci sono gli iscritti al M5s che sul blog si dividono, perplessi, per questo nuovo scenario che li ha catapultati dalle stelle alle stalle. In tanti lo sostengono e ingaggiano sul blog la nuova battaglia al grido “al voto, al voto”. Ma sono altrettanti quelli che, complice il deludente risultato del Friuli, temono una possibile disfatta elettorale: “forse, e dico forse, sarebbe meglio un accordo dove possiamo dire ancora qualcosa, che andare alle elezioni perdendo una marea di voti” afferma un iscritto mentre un altro avverte: “siamo certi che andare al voto subito ci convenga? Luigi pensaci bene” mentre qualcuno chiede di sondare gli iscritti: “Caro Luigi, non sono d’accordo. Sono solo io che voglio trattare con Salvini? Ma su questi argomenti non è proprio possibile fare esprimere gli iscritti con un voto?”.

C’è poi la fronda degli ortodossi in Parlamento. Una rappresentanza sempre più esigua ma che ora chiede di tornare alle origini e di riprendersi “l’orgoglio” messo da parte in questi 50 giorni di trattative. E, di tornare, gioiosamente all’opposizione. Di Maio incassa e allontana da sé i dubbi che il fallimento delle trattative sia dipeso dall’insistenza sul suo ruolo da premier.

Da Bruno Vespa cerca di far passare il messaggio: quello che Salvini voleva non era la testa di Luigi premier ma quella di tutto il M5s. “Ci ha proposto un governo con un leader del centrodestra e con Berlusconi dentro” ricorda e poi chiosa: “sulla fronte io mica c’ho scritto Jo Condor”.

(di Francesca Chiri/ANSA)