I due Pd alla conta, in direzione rischio show down

Il ministro per le Politiche agricole Maurizio Martina parftecipa a un'iniziativa a sostegno della candidatura di Matteo Renzi alla segretaria del Pd a Firenze. ANSA/ MAURIZIO DEGL'INNOCENTI

ROMA. – Il Pd si conta prima della direzione, per provare a evitare una spaccatura plateale nel parlamentino Dem, che rischierebbe di aprire le porte alla scissione. La riunione convocata per decidere se aprire un tavolo con il M5s, è infatti “dirottata” su una discussione tutta interna, dopo lo stop di Matteo Renzi a ogni ipotesi di accordo. Sul piatto per volontà dell’ala governista c’è adesso il mandato di Maurizio Martina, che il reggente e l’ampio fronte dei suoi sostenitori ritengono “delegittimato” dalle sortite dell’ex segretario.

E la vigilia della riunione si trasforma in un braccio di ferro: i renziani raccolgono le firme a un documento di Lorenzo Guerini che dice “no alle conte” e “no a governi Di Maio o Salvini”; i “governisti”, a partire da Dario Franceschini, li sfidano a votare in direzione la “fiducia” a Martina. Fino all’ultimo si cerca una mediazione: spaccarsi ora accelererebbe il congresso e aumenterebbe i rischi di una rottura definitiva.

I nervi sono a fior di pelle, i veleni inquinano il dibattito dei Dem. E quando in rete spunta il sito www.senzadime.it che, rilanciando la campagna dei militanti renziani per fermare il governo con M5s, pubblica le liste dei favorevoli e contrari, il “martiniano” Matteo Mauri parla di “liste di proscrizione” dal sapore grillino. “C’è qualcosa di profondo che non va”, sbotta Franceschini.

A questo punto, dice il ministro, è necessario un “voto di fiducia a Martina in direzione”, perché abbia un mandato pieno a gestire la fase delle consultazioni ancora aperta: “Sono certo – è la sfida all’ex segretario – che Renzi, che ha a cuore come tutti noi l’unità del Pd, sarà il primo a votare la fiducia al suo ex vicesegretario”. Il fronte “pro-fiducia” ha il sostegno di tutte le aree del Pd che non fanno capo a Renzi: Area Dem di Franceschini, ma anche le minoranze di Orlando, Cuperlo ed Emiliano.

Nel governo sarebbero a favore di una conferma del mandato al reggente il premier Paolo Gentiloni, Marianna Madia, Roberta Pinotti, Anna Finocchiaro, Marco Minniti. Tra gli amministratori locali Sala, Merola, Zingaretti, Leoluca Orlando, Chiamparino, Bonaccini, Bianco. Ma anche gli ex segretari Veltroni e Fassino. Nomi che secondo fonti “governiste” farebbero dubitare che i renziani abbiano numeri solidi.

Quello dei numeri è “un bluff”, dice però Renzi ai senatori con cui si ferma a parlare al termine di un’assemblea del gruppo a Palazzo Madama. Un documento “pacificatore” redatto da Guerini raccoglie le firme di 77 deputati su 105 e 39 senatori su 52, inclusi i capigruppo Delrio e Marcucci. “No a un governo Di Maio o Salvini”, sì a un governo “per le regole”, recita il documento, che dice “no alle conte”.

Ma, secondo Andrea Orlando, diventa esso stesso una conta. “Ho firmato il documento perché voglio l’unità – dice Renzi – Spero non vogliano pretesti per rompere”. Ma Martina si dice convinto che sia una presa in giro chiedere unità mentre si delegittima chi ha lavorato per costruirla. Renzi è pronto a sfiduciare Martina?, è la domanda.

I renziani, che sostengono di avere il sostegno di 120 membri della direzione su oltre 200, sono convinti che la battaglia sia tutta per sottrarre a Renzi una leadership del partito che di fatto continua ad esercitare. Perciò se la direzione arriverà a una conta si dicono pronti all’assemblea già la prossima settimana per eleggere un nuovo segretario come Lorenzo Guerini o Ettore Rosato e poi andare al congresso al più presto.

A quel punto, temono però, i “non renziani” potrebbero convergere su un nome come Matteo Richetti per rompere il fronte renziano. Fino alle 15 di domani, quando si riunirà la direzione, si proverà a mediare. In serata la proposta dei renziani ai governisti è mediare su un ordine del giorno che dica no a un governo Di Maio o Salvini, indichi la data dell’assemblea per eleggere il nuovo segretario e fino ad allora confermi una fiducia implicita a Martina. La fiducia deve essere esplicita, replicano gli altri. La partita si giocherà in direzione.

(di Serenella Mattera/ANSA)