Diminuisce la popolazione italiana, sei milioni in meno nel 2065

ROMA. – L’Italia continua inesorabilmente a invecchiare tanto che – calcolando che nel 2017 nel nostro paese la popolazione era di 60,6 milioni – tra 48 anni, nel 2065, sarà pari a 54,1 milioni, ovvero ben 6,5 milioni in meno, mentre tra 28 anni, nel 2045, ci saranno 1,6 milioni di persone in meno nel nostro Paese. I calcoli li fa l’Istat nel Report “Il futuro demografico del Paese”.

La stima della popolazione al 2065 oscilla da un minimo di 46,4 milioni a un massimo di 62. La probabilità che aumenti la popolazione tra il 2017 e il 2065 è pari al 9%. Infatti, se nella condizione meno favorevole la popolazione può subire una perdita di 14,2 milioni tra il 2017 e il 2065, nell’altra non è nemmeno esclusa l’ipotesi di un suo possibile incremento, sebbene di non eccessiva entità (+1,4 milioni). Tuttavia – spiega l’Istituto di statistica – è altamente probabile che la popolazione possa subire una progressiva diminuzione.

Il Mezzogiorno perderebbe popolazione per tutto il periodo mentre nel Centro-nord, dopo i primi trent’anni di previsione con un bilancio demografico positivo, si avrebbe un progressivo declino della popolazione soltanto dal 2045 in avanti. La probabilità empirica che la popolazione del Centro-nord abbia nel 2065 una popolazione più ampia rispetto a oggi supera il 30% mentre nel Mezzogiorno è nulla.

È previsto negli anni a venire uno spostamento del peso della popolazione dal Mezzogiorno al Centro-nord del Paese. Nel 2065 il Centro-nord accoglierebbe il 71% di residenti contro il 66% di oggi; il Mezzogiorno invece arriverebbe ad accoglierne il 29% contro il 34% attuale.

Le future nascite non saranno sufficienti a compensare i decessi: dopo pochi anni di previsione il saldo naturale raggiunge quota -200 mila, per poi passare la soglia -300 e -400 mila nel medio e lungo termine. In particolare, fino al 2040 le nascite dovrebbero mantenersi costantemente intorno di 460-465 mila unità annue. Parallelamente i decessi tendono a salire in misura progressiva da 646 mila nell’anno base a 736 mila nel 2040. Negli anni successivi le nascite tendono ulteriormente a contrarsi, fino a un minimo di 422 mila nel 2059, anno dopo il quale la situazione si stabilizza intorno a un valore finale di 424 mila nel 2065. Nello stesso periodo i decessi, sotto la spinta del progressivo invecchiamento della popolazione, continuerebbero ad aumentare fino a un massimo di 854 mila nel 2058.

La fecondità è prevista in rialzo da 1,34 a 1,59 figli per donna nel periodo 2017-2065 che tuttavia non basterà a determinare un numero di nati che risulti, anno dopo anno, sufficiente a compensare l’aumentato numero di morti.

La sopravvivenza è prevista in aumento. Entro il 2065 la vita media crescerebbe di oltre cinque anni per entrambi i generi, giungendo a 86,1 anni e 90,2 anni, rispettivamente per uomini e donne (80,6 e 85 anni nel 2016). L’incertezza associata assegna limiti di confidenza compresi tra 84,1 e 88,2 anni per gli uomini e tra 87,9 e 92,7 anni per le donne.

Si prevede che il saldo migratorio con l’estero sia positivo, mediamente pari a 165 mila unità annue (144 mila l’ultimo rilevato nel 2016), seppure contraddistinto da forte incertezza. Non è esclusa l’eventualità, ma con bassa probabilità di concretizzarsi (9,1%) che nel lungo termine esso possa diventare negativo. Il saldo naturale della popolazione risente positivamente delle migrazioni. Sempre nello scenario mediano l’effetto addizionale del saldo migratorio sulla dinamica di nascite e decessi comporta 2,6 milioni di residenti aggiuntivi nel corso dell’intero periodo.

Le migrazioni interregionali favoriranno il Centro-nord, ma seguiranno un’evoluzione di leggero declino man mano che le generazioni di giovani e adulti, le più interessate ai movimenti migratori, tenderanno numericamente a ridursi. * L’età media della popolazione passerà dagli attuali 44,9 a oltre 50 anni nel 2065.

Parte del processo di invecchiamento in divenire è spiegato dal transito delle coorti del baby boom (1961-76) tra la tarda età attiva (39-64 anni) e l’età senile (65 e più). Si prevede un picco di invecchiamento che colpirà l’Italia nel 2045-50, quando si riscontrerà una quota di ultrasessantacinquenni vicina al 34%.

(di Valentina Roncati/ANSA)