Le famiglie risparmiano per imprevisti e consumano meno

ROMA. – Deficit di fiducia nelle famiglie italiane sempre più inclini a ridurre i consumi “per mettere da parte dei soldi per eventuali imprevisti”. Secondo una ricerca Confcommercio-Censis dal 2007 al 2018, gli italiani hanno perso 20.385 euro in ricchezza totale pro capite, di conseguenza hanno ridotto di 1.002 euro la spesa per consumi mentre in generale il reddito disponibile è calato di quasi 2.000 euro.

“La lentezza della ripresa attuale, il mancato recupero dei livelli pre-crisi determinano nelle famiglie un’ampia incertezza verso il futuro” ha detto Mariano Bella direttore dell’ufficio studi Confcommercio. Un quadro grigio sul quale, osserva il presidente Carlo Sangalli, “pesa lo stallo politico che non aiuta la ripresa” mentre “rifare fiducia alle famiglie è indispensabile per far riprendere i consumi”.

La “mancanza di lavoro”, seguita, con ampio distacco dalla “evasione fiscale” sono i problemi più gravi del Paese e per questo preoccupano le famiglie. Seguono l'”eccessivo prelievo fiscale”, la “criminalità”, la “burocrazie”, la “povertà”, e “l’immigrazione”. In merito all’eccessivo carico fiscale gli intervistati ritengono “più urgente” evitare l’aumento dell’Iva. Seguono la riduzione dell’Irpef e la riduzione delle tasse sugli immobili.

Il problema “casa” è un altro capitolo dolente per le famiglie italiane. Infatti a fronte di un calo della ricchezza media totale delle famiglie di 20.385 euro (passata dal 2007 al 2018 da 151.232 a 130.847 euro), la ricerca evidenzia un calo della ricchezza immobiliare di 11.328 euro, passata da 86.600 euro a 75.218 euro, un calo che tiene conto sia della svalutazione degli immobili sia della tendenza a disfarsi di beni divenuti troppo onerosi.

In calo anche la ricchezza finanziaria: dal 2007 al 2018 sono stati persi 9.003 euro procapite. Per quanto riguarda gli investimenti finanziari delle famiglie si evidenzia un altro segnale della mancanza di fiducia degli italiani. Dall’inizio della crisi gli italiani hanno aumentato la loro tendenza a “rimanere liquidi”.

Non siamo ancora ai soldi messi sotto il materasso, ma certamente una parte sempre più rilevante viene lasciata sul conto corrente o al più in depositi a vista. Infatti, nel periodo in esame, la quota di risparmi non investiti sono aumentati di 2.471 euro (passando da 12.212 a 14.683 euro), questa tendenza sarebbe, secondo Bella, la conseguenza della “sfiducia nei sistemi finanziari”.

(di Maria Gabriella Giannice/ANSA)

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