Disoccupazione Usa ai minimi in 18 anni, sale la pressione Fed

(Photo by Jeff J Mitchell/Getty Images)

NEW YORK. – L’economia americana crea meno posti di lavoro del previsto, solo 164.000 in aprile. Ma il tasso di disoccupazione cala al 3,9%, ai minimi dal dicembre del 2000. Il presidente Donald Trump festeggia la discesa della disoccupazione sotto la soglia del 4% definendola un ”grande” risultato. I dati però mettono la Fed sempre più all’angolo, stretta fra un mercato del lavoro che cresce e potrebbe innescare pressioni al rialzo sui prezzi, già vicini al 2%, e una ripresa economica che si conferma ancora una volta anomala.

Aprile è stato il 91mo mese consecutivo di guadagni in termini di posti di lavoro creati, la serie più lunga di sempre. Il tasso di disoccupazione è ai minimi storici: dopo sei mesi trascorsi intorno al 4%, ora è calata al 3,9%. Negli ultimi 60 anni solo in un’altra occasione è rimasta così bassa per un prolungato periodo di tempo, negli anni 1960. Gli effetti sui salari di un mercato del lavoro così in salute non sono però evidenti: gli stipendi orari in aprile sono saliti su base tendenziale del 2,6%. Negli anni 1990 e agli inizi del 2000, quando il mercato del lavoro era molto simile a quello attuale, crescevano del 4%.

In base alla teoria della Curva di Phillips, gli economisti si attendono un aumento dei salari a fronte di un mercato ormai in piena occupazione. La globalizzazione e la bassa produttività offrono solo spiegazioni parziali per rialzi cosi’ limitati dei salari, confermando la ‘diversità’ della ripresa economica in atto. La fotografia scattata dal Dipartimento del Lavoro complica il dilemma Fed e mostra il perchè delle divisioni all’interno della banca centrale fra chi preme per altri due rialzi dei tassi quest’anno e chi spinge per ulteriori tre strette.

Il nodo da sciogliere è se il tasso di disoccupazione continuerà a calare tanto da spingere la Fed ad accelerare nei rialzi dei tassi per evitare un surriscaldamento dell’economia. Fino allo scorso anno la Fed non era eccessivamente preoccupata dalla possibilità che il tasso di disoccupazione scendesse sotto il 4,5%, livello ritenuto sostenibile nel lungo periodo, visto che l’inflazione era sotto il target del 2%.

Ora con i prezzi a un passo dall’obiettivo della banca centrale e una disoccupazione al 3,9%, il timore è un balzo dell’inflazione. A complicare il quadro è la riforma delle tasse di Donald Trump, che gli economisti prevedono spingerà l’economia nei prossimi due anni. La Fed teme che in un mercato del lavoro che cresce, le aziende potrebbero aumentare i salari per assicurarsi i talenti, spingendo di fatto al rialzo i prezzi già vicini al 2%.

La preoccupazione è quindi per un balzo dell’inflazione che rischia di costringere a rialzi più veloci. Wall Street al momento scommette che la Fed rispetterà la sua tabella di marcia, con due ulteriori aumenti quest’anno, e sale decisa puntando la sua attenzione sui salari che non crescono e i posti di lavoro creati sotto le attese per giustificare il suo ottimismo.

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