Turchia, un professore laico sfida Erdogan per la presidenza

REUTERS/Osman Orsal

ISTANBUL. – Appena hanno annunciato la sua candidatura, si è tolto la spilla del partito sostituendola con quella della Turchia. “Sarò il presidente di tutti gli 80 milioni di cittadini, di quelli di destra e di sinistra, degli aleviti e dei sunniti, dei turchi e dei curdi. Sarò un presidente imparziale”, promette Muharrem Ince, l’ex professore di fisica scelto dai kemalisti per sfidare Recep Tayyip Erdogan nel cruciale voto anticipato del 24 giugno.

Nulla di più lontano dal Sultano, che presidente militante lo è stato già in questo mandato, in una Repubblica ancora parlamentare, e ancor più lo sarà in caso di vittoria con il nuovo sistema ‘super-presidenzialista’, introdotto dal contestato referendum dello scorso anno.

Sulla sua strada troverà questo deputato di lungo corso del principale partito di opposizione, il laico e socialdemocratico Chp, che dopo lunghe stagioni di immobilismo politico prova ora a mescolare le carte: nelle elezioni parlamentari – che si svolgeranno contestualmente – si presenterà in coalizione con altri tre partiti, di stampo conservatore, nazionalista e islamista, mentre come capo dello Stato lancia questo ex docente e dirigente scolastico, diventato una star sul web per le sue invettive contro Erdogan.

Ince, che ha appena compiuto 54 anni, è deputato dal 2002 e per due volte è stato nella Grande assemblea nazionale di Ankara vice-capogruppo del Chp, che ha provato invano a scalare ancora nei mesi scorsi. Il leader che lo ha sconfitto, Kemal Kilicdaroglu, ha però deciso di non candidarsi, sostenendo che il capo di un partito non può essere un presidente imparziale, e gli ha così aperto la strada alla sfida più difficile e affascinante.

Originario di Yalova, nel nord-ovest della Turchia, ha avuto nonni paterni di Salonicco, la città greca dove è nato anche Mustafa Kemal Ataturk, il padre della Turchia repubblicana e laica, della cui memoria si è fatto custode guidando l’influente Associazione che si occupa della difesa del pensiero kemalista.

Ma nel suo partito non ha mancato di marcare la differenza. Come quando, prima del golpe fallito del 2016, si schierò contro il sostegno del Chp alla rimozione dell’immunità parlamentare, voluta da Erdogan e dai nazionalisti: “Oggi tocca a quelli dell’Hdp. Domani toccherà a quelli del Chp”.

E così è accaduto. Ince potrebbe quindi raccogliere un sostegno ampio, se riuscisse a trascinare Erdogan al ballottaggio, tenendolo sotto la soglia del 50% al primo turno. Per arrivarci, dovrà però anche avere la meglio sugli altri sfidanti dell’opposizione. A partire dalla lady di ferro Meral Aksener, l’ex ministra degli Interni lanciatasi nell’arena con il suo ‘Buon partito’, che sfida il Sultano da destra.

In corsa c’è anche Selahattin Demirtas, ‘l’Obama curdo’ che alle scorse presidenziali sfiorò il 10% ma oggi si candida dalla cella del carcere di massima sicurezza di Edirne. “La democrazia è sotto minaccia. Ma ci riprenderemo il nostro futuro – scommette però Ince -. Il 24 giugno scriveremo la storia”.

(di Cristoforo Spinella/ANSA)

Lascia un commento