Malumori M5S sul voto, ma Di Maio blinda premiership

Il leader politico del M5S Luigi di Maio. ANSA/ANGELO CARCONI

ROMA. – Stesse liste, stesso candidato premier, come se la XVIII legislatura non fosse mai esistita. Nell’ennesima giornata di tesissimo stallo Luigi Di Maio da un lato stipula un patto sul ritorno alle urne con Matteo Salvini e dall’altro mette in campo una mossa senza precedenti nella storia pentastellata, la deroga al doppio mandato.

E’ un escamotage che i vertici adottano cogliendo al volo l’ipotesi del voto a luglio e con un duplice obiettivo: disarmare i potenziali responsabili che direbbero sì al governo neutrale e placare i malumori che, incessanti, serpeggiano tra i parlamentari sul ritorno alle urne.

La decisione sul doppio mandato spetta al Garante del Movimento che, per ora, non si esprime. Beppe Grillo è infatti arrivato a Roma ma solo per ripartire, poi, per New York e senza vedere Luigi Di Maio. Il mancato incontro, tuttavia, non sembra segnalare il gelo del fondatore. “Ha chiamato tanti di noi e ci ha detto, “state vicino a Luigi”, spiega un esponente di alto rango del Movimento osservando come l’ex comico in queste ore stia lavorando per mantenere al massimo la compattezza del gruppo e garantendo che, i potenziali responsabili, non si conteranno sulle dita di due mani.

Ma i dubbi sul voto, tra neofiti e parlamentari della vecchia guardia, si intrufolano nei capannelli di deputati a margine di una delle poche sedute d’Aula della XVIII legislatura. “Io forse non mi ricandido, chi ci aiuterà in questa campagna? E poi gli elettori non capiranno”, sono i dubbi che una parlamentare esprime con visibile rassegnazione. Mentre c’è già chi, escluso dalle scorse parlamentarie e nella speranza di una nuova tornata di primarie online, comincia ad attivarsi sui social per scalzare chi lo aveva preceduto nelle liste.

Ma in serata, di fronte ai suoi 338 parlamentari, Di Maio prova a spegnere mugugni e potenziali ritorsioni: “le liste saranno probabilmente le stesse”. Parole con cui Di Maio di fatto blinda anche sé stesso: sebbene il candidato premier non debba essere per forza un parlamentare, la regola del doppio mandato rischiava infatti di tagliare le gambe anche all’enfant prodige campano.

Difficilmente la deroga passerà sotto silenzio tra gli esponenti che, a cominciare dal sindaco di Pomezia Fabio Fucci, hanno chiesto in passato uno strappo alla tagliola dei due mandati. Ma i vertici del M5S, al momento, sono soprattutto concentrati su come motivare parlamentari e attivisti per una nuova, sfiancante campagna. E la svolta barricadera del Movimento sembra aver anche compattato una base ancora disorientata e infastidita dall’intesa offerta da Di Maio al Pd.

“Siamo al 35%, andremo al 40%”, è il grido di battaglia del leader del Movimento. Ma per lui non sarà facile anche perché sembra che Alessandro Di Battista – che oggi via facebook bolla come “traditori della patria” i favorevoli a un governo tecnico – non abbia cambiato idea sul suo viaggio semestrale in America. E una campagna senza il “Dibba” di piazza rischia di partire azzoppata.

(di Michele Esposito/ANSA)

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