Debutta a Cibus Filiera Italia, dai campi all’industria

Un marchio del "made in Italy"

PARMA. – Parte col vento in poppa “Filiera Italia”, la nuova realtà associativa, presentata a Cibus, che unisce, per la prima volta, la produzione agricola e big dell’industria alimentare e del vino italiano. Soci promotori di Filiera Italia sono Coldiretti, Ferrero, Inalca/Cremonini e Consorzio Casalasco (Pomì e De Rica) e ancora Bonifiche Ferraresi, Ocrim, Farchioni Olii, Cirio agricola, Donnafugata, Maccarese, OL.Ma, Giorgio Tesi Group, Terre Moretti (Bellavista) e Amenduni.

”Ma grazie a Cibus – ha detto il vicepresidente di Filiera Italia Vincenzo Gesmundo, segretario generale della Coldiretti – sono già 43 le richieste di ingresso” alla compagine che ha, per statuto, una presidenza industriale, designato Luigi Cremonini. Mentre consigliere delegato è Luigi Scordamaglia, Ad di Inalca e presidente di Federalinentare e Paolo De Castro è il presidente del Comitato scientifico.

”Qui nasce il tema dell’eccellenza e lo si mette a riferimento” ha detto il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini. Si tratta, ha aggiunto, ”di una torre che a forza di mattoncini può diventare sempre più alta. Ci troverete – come prima Regione italiana per crescita da quattro anni consecutivi – al vostro fianco nei progetti di valorizzazione dell’agroalimentare di qualità”.

Filiera Italia, ha detto il vicepresidente Gesmundo, ”è una unione che nasce per puro interesse: difendere la distintività del cibo italiano e contrastare gli spettri che si aggirano in Europa, a partire dall’etichettatura a semaforo che, nei supermercati inglesi, segnala col semaforo verde l’olio di colza mentre l’olio extravergine d’oliva ha il rosso. Esiste poi per noi la necessità di diventare ‘Sistema Italia’ nei negoziati per la revisione della Pac a difesa dell’eccellenza, l’unicità e l’autenticità del modello agroalimentare italiano, che fonda il suo successo sul legame intimo e virtuoso fra Industria e produzione agricola” ha aggiunto.

Nel mondo, ha osservato il consigliere delegato Luigi Scordamaglia, ”più cresce la domanda di cibo italiano, più aumentano le imitazioni. Per questo, a Cibus, parliamo l mondo dell’unicità del nostro modello produttivo. Esistono tensioni internazionali sul cibo, e l’Italia solo come Sistema può vincere la competizione globale e contrastare strumentazioni imposte da potentissime lobby della chimica che vogliono impadronirsi dell’alimentazione e trasformarla in qualcosa di banale”.

Sul fronte interno, Filiera Italia sottolinea come l’aumento delle aliquote Iva rischia di alimentare una spirale recessiva che compromette i segnali di ripresa dell’agroalimentare, dove i consumi, a fronte di una produzione in crescita, restano ancora al palo. Il pericolo dell’aumento dell’Iva riguarda beni di prima necessità come carne, pesce, yogurt, uova, riso, miele e zucchero con aliquota al 10% e il vino e la birra al 22% che rappresentano componenti importanti nei consumi delle famiglie con la spesa alimentare che è la principale voce del budget delle famiglie, dopo la casa, con un importo di 215 miliardi.

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