Sudeban: cambio DICOM per le rimesse

Dollari americani

Caracas. – Più aumenta la diaspora venezuelana e più denaro entra al paese. E la precaria situazione economica ha spinto il governo ad un ennesimo controllo: le rimesse dovranno essere cambiate nelle case di cambio autorizzate dal governo, e le transazioni fatte al valore della valuta stabilita dalle aste DICOM.

Questa è la decisione, già annunciata dal vice presidente Tarek El Aissami e confermata da Antonio Morales di SUDEBAN.

Secondo le stime della Banca per lo Sviluppo dell’America Latina (CAF) nel 2017 sarebbero entrati più di 2000 milioni di dollari proveniente dalle rimesse e le stime indicano che quest’anno la cifra potrebbe oscillare tra i 4000 e i 6000 mio. Dunque, non sorprende che il governo voglia controllare questo flusso di denaro, vista la precaria situazione economica del paese.

Servirà il controllo?

Però l’esito di questo nuovo controllo è incerto. Il vice presidente aveva informato di recente sull’operazione “Mani di carta” e il susseguente commissariamento di Banesco, dovuto, appunto al “problema delle rimesse”. La banca sarebbe coinvolta nello scambio di valuta proveniente dalle rimesse dall’estero, permettendo le transazioni al cambio in nero o “parallelo.”

Per correggere questa situazione, dopo la detenzione della giunta direttiva, il regime di Maduro ha annunciato che permetterà l’apertura di case di cambio, nelle quali si potrà effettuare lo scambio delle rimesse da valuta estera a Bolivar locale.

Ma soltanto il governo può credere che l’idea vada a buon fine perché è improbabile che le rimesse vengano cambiate a dollaro DICOM invece che a dollaro “parallelo,” quando la tassa di cambio in nero è 10 volte superiore a quella DICOM.

Quindi, il pronostico degli esperti in economia è che questo nuovo controllo sarà un fallimento. Invece di servire a “combattere la guerra economica” e l’inflazione, come sostiene Maduro, non farà altro che buttare legna sul fuoco dell’inflazione, già a livelli insostenibili.

Senza offerta non c’è domanda

La valuta estera scarseggia nel paese tanto come il cibo e le medicine. E si specula che il governo voglia racimolarla proprio attraverso le rimesse che i venezuelani all’estero fanno arrivare ai loro famigliari rimasti in Venezuela.

E l’economista Luis Oliveros ha detto a PanAm Post che non c’è valuta libera nel paese, perché è controllata completamente dallo stato. Quindi, afferma che se non c’è offerta in valuta estera, e non ci sono incentivi perché le persone che posseggono valuta la vendano in una casa di cambio, sarà un fallimento.

Non è la prima volta che il governo dice di voler aprire le case di cambio e i tentativi fatti sono stati così complicati amministrativamente che la gente ci ha rinunciato. Per Oliveros, è uno dei tanti annunci non credibile dentro la campagna elettorale del presidente.

Aumenterà il dollaro nel mercato nero

Inoltre, l’economista crede che questo nuovo tentativo per controllare l’entrata di denaro nel paese, ora sotto la forma delle rimesse, incrementerà il prezzo nel mercato nero. La gente non scambierà valuta estera ad un decimo del valore che può ottenere nel mercato parallelo.

Le rimesse non vengono fatte in dollari

Anche se pochi mesi fa il governo aveva annunciato che bloccherebbe le rimesse per considerarle “delitti finanziari” appunto perché si era accorto di grosse transazioni bancarie in moneta locale, queste transazioni in valuta non vengono nel paese.

Le rimesse si scambiano in conti bancari all’estero e chi le compra fa un bonifico in bolivares attraverso una banca locale. Non esiste nessuna connessione tra la banca estera in cui si versa la valuta e quella venezuelana che consegna i bolivares. Dunque, non è facile controllare questo tipo di transazioni.

Il perché, poi, certe persone abbiano così tanti bolivares da vendere non si sa di preciso ma si specula che provengano dalla compra vendita di valuta oppure dalla vendita di beni.

14% dei venezuelani vengono aiutati dalle rimesse

Le rimesse significano un gran aiuto per molte famiglie venezuelane e permettono loro di fronteggiare la peggior iperinflazione al mondo. Secondo i dati di DATOS, a gennaio del 2018, il 14% della popolazione maggiorenne, all’incirca 3 milioni, riceve denaro, alimenti e medicine dall’estero.

Un venezuelano guadagna uno stipendio minimo mensile che si aggira intorno ai 3 $, mentre quello di un peruviano è 250$. Un venezuelano emigrato in Perù che vive con il minimo, gli basta inviare 10 $ alla famiglia che ha lasciato in Venezuela. Questa piccola quantità, cambiata a mercato nero diventa il salvagente per continuare a vivere.

Altri più fortunati, ricevono di più. Ad esempio, Pilar Martínez, una spagnola che lavora in un ristorante, ha riportato al giornale Las Americas, che suo figlio emigrato in Spagna nel 2016, gli invia 200 mensilmente. “Con questa cifra io e mio marito possiamo vivere senza privazioni.” E il meccanismo è lo stesso: suo figlio fa un bonifico in un conto estero e un venezuelano nel paese si incarica di cambiare questo denaro al tasso del mercato parallelo e lo consegna alla madre.

Il Venezuela agonizza e il governo non fa altro che applicare controlli. Ci si chiede se questa nuova misura per “mettere le mani” sulle rimesse servirà a qualcosa. Esperienze simili negano un possibile esito anche se il regime pensa il contrario.

Giancarla Marchi