Le urne spingono il Pd all’armistizio, Renzi lancia Gentiloni

ROMA. – Si lavora a un armistizio nel Pd, alla luce di possibili urne imminenti: al termine di una riunione al Nazareno in cui c’erano i leader di tutte le componenti Dem, è emersa l’idea di un patto incentrato sull’elezione di Maurizio Martina a segretario da parte dell’Assemblea nazionale, convocata il 19 maggio, con l’impegno a presentare liste con sole poche variazioni rispetto a quelle del 4 marzo. Questa la proposta dei renziani, ed è su cosa consistano quelle “poche variazioni” che l’accordo può tenere o saltare. L’altra novità è il lancio di Paolo Gentiloni come leader in caso di urne da parte di Matteo Renzi.

Sin dal mattino il reggente Martina ha ribadito l’appoggio del Pd all’iniziativa di Mattarella per un governo neutro, e altrettanto hanno fatto il capogruppo Graziano Delrio e in serata Matteo Renzi. I Dem avrebbero bisogno di una legislatura che duri almeno un anno per tenere il congresso, al quale Renzi ha annunciato di non volersi presentare come segretario.

Il voto a luglio blocca questo passaggio e una competizione elettorale non può essere affrontata con uno scontro interno, con una elezione non unitaria del segretario che spaccherebbe l’Assemblea: di qui l’idea di una armistizio, per rinviare a dopo il voto l’apertura della fase congressuale. I renziani voterebbero Martina all’Assemblea e non un loro uomo (come Lorenzo Guerini) se ci si accorda prima su una conferma delle liste del 4 marzo, scelta definita “ragionevole” da Maria Elena Boschi; le modifiche sarebbero poche.

Le liste del 4 marzo hanno premiato la corrente renziana a scapito delle altre, che chiedono un riequilibrio. La componente di Andrea Orlando chiede una profonda riscrittura, mentre altre aree vogliono capire l’ampiezza delle modifiche proposte. L’altro elemento nuovo è il lancio di Paolo Gentiloni come leader del Pd e del centrosinistra, fatto prima da Boschi (“è il leader naturale”) e poi da Renzi, dopo che da giorni ne parlavano i retroscena giornalistici, che riferivano i dubbi di alcuni renziani.

La leadership di Gentiloni apre all’ipotesi di una coalizione ampia, anche a sinistra, tutta da costruire. Oltre alla leadership conterà il messaggio complessivo: “serve una sinistra che intercetti il voto popolare – dice Andrea Orlando – I quartieri popolari hanno votato in blocco M5s; se non riprendi un 30-35% di quel voto hai perso in partenza”. Quindi il messaggio rassicurante di Gentiloni alla classe media riflessiva forse non basta.

(di Giovanni Innamorati/ANSA)

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