Ira e delusione a Teheran, bruciano bandiere Usa

Deputati bruciano la bandiera Usa.

TEHERAN. – Delusione, rabbia, apprensione, timore per l’arrivo di nuove difficoltà materiali, orgoglio e qualche critica ai toni inutilmente “bellicosi” dei dirigenti della Repubblica islamica. Ma soprattutto, il giorno dopo l’uscita unilaterale di Donald Trump dall’accordo sul nucleare, fra i professionisti e gli studenti iraniani il sentimento prevalente è quello di essere stati traditi dagli Stati Uniti, un interlocutore “di cui non ci si può fidare”.

Un sentimento sottolineato platealmente da alcuni parlamentari, che hanno bruciato bandiere a stelle e strisce e copie del trattato. “Le conseguenze del ritiro americano non colpiranno solo l’Iran, ma il mondo intero”, dice all’ANSA Sajjad, studente ventenne di giurisprudenza, secondo cui i Paese europei sono consapevoli che gli Usa non agiscono in modo legale e per questo “dovrebbero opporsi al bullismo americano. E questo non solo per l’Iran, ma anche per tutte le vicende nel mondo in cui gli Stati Uniti vogliono fare da soli”.

Sajjad è fiducioso sul fatto che il suo Paese riesca a perseguire ancora la via della diplomazia e, soprattutto, resti unito, evitando di “disintegrarsi”. “Molte volte ho criticato le politiche del sistema iraniano. Sostengo i riformisti. Ma, malgrado le differenze, in questo momento critico in cui siamo minacciati dall’America, dall’Arabia saudita e da Israele, dovremmo aiutare a rafforzare il Paese per scongiurare la catastrofe, la disintegrazione dell’Iran”, afferma lo studente.

Tahereh, 26 anni, laureata in Scienze sociali, ricorda come la Guida suprema, Ali Khamenei, abbia sempre detto che “non ci si può fidare degli Stati Uniti, perché hanno cattive intenzioni”. Il presidente Hassan Rohani “non ne ha tenuto minimamente conto”, aggiunge la ragazza, che dice di essersi opposta fin dall’inizio all’accordo del 2015, prevedendo che sarebbe stata solo “una perdita di tempo”. Tahereh è d’accordo con quei parlamentari iraniani che hanno pubblicamente dato fuoco a copie dell’accordo.

Il timore espresso all’ANSA da Nima, negoziante di 38 anni, è che invece “d’ora in poi vedremo salire i prezzi dei beni principali e anche degli altri. La gente ha problemi economici, che hanno tutti origine dall’incompetenza dei nostri dirigenti. Perché dovremmo dare la colpa di questo agli Usa?”, si chiede il commerciante, secondo cui la classe dirigente iraniana dovrebbe mettere da parte gli atteggiamenti bellicosi e la “guerra delle parole” e cominciare a usare il metro della “tolleranza con il resto del mondo”.

Nader, 29 anni, lavora nel mercato valutario e stima che potranno esserci contraccolpi, ma pensa anche che “le radici dei problemi economici iraniani non vengono tutte da fuori”.

Ce l’ha invece con gli Stati Uniti “inaffidabili” la 44enne Sholeh, che di mestiere insegna inglese ed è madre di due ragazzi. Profondamente delusa dall’annuncio di Trump, si sfoga con l’ANSA: “Era prevedibile che gli Usa creassero problemi sull’accordo e tirassero fuori la loro storica inimicizia nei confronti dell’Iran. Tutti sappiamo bene come è fatto Trump, ma non pensavo che la sua sfacciataggine arrivasse a questo punto. Cerca sempre lo scontro e il sangue”. Quanto al da farsi, come madre, Sholeh ritiene che l’energia nucleare “sia un diritto per tutti. Ma a che prezzo?”.

L’insegnante dice di sapere quanto sia brutta la guerra, di ricordare quella interminabile con l’Iraq di Saddam Hussein, nella quale combatté come volontario il marito. E quando mancava di tutto. Dice di aspettarsi che i politici iraniani cerchino ancora la via della diplomazia, perché “il popolo iraniano merita una vita pacifica”.

“Tuttavia, se gli Usa continuano a fare i bulli e a minacciare la guerra, accetterei di vedere mio marito e i miei due figli partire per combattere contro gli americani. Perché sono gli iraniani a dover decidere il loro futuro, non gli americani”.

(di Mojgan Ahmadvand/ANSA)

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