Il sì di Berlusconi a Salvini, macigno sul futuro del centrodestra

Luigi Di maio seduto in poltrona e sullo sfondo una immagine di Silvio Berlusconi.
Luigi Di Maio durante la trasmissione Porta a Porta di Rai 1. (Foto archivio). ANSA / LUIGI MISTRULLI

ROMA. – Il tabù da parte di Silvio Berlusconi alla nascita di un governo politico guidato dal duo Salvini-Di Maio non esiste più. Ma se la cornice sembra più o meno definita, il via libera del cav a Matteo Salvini non rimane senza strascichi pesanti tra i due leader del centrodestra. L’idea di “perdere la faccia” e dichiarare la resa ai pentastellati che per più di 60 giorni si sono rifiutati di sedersi a trattare additandolo nei modi peggior, per l’ex capo del governo è un boccone amaro da digerire.

Ma, di fronte all’incognita di un voto e al rischio che comunque la situazione anche dopo le urne sia la fotocopia di quella attuale, Il Cavaliere ha deciso di essere più pragmatico. Anche se il leader di Fi acconsente alla nascita dell’esecutivo concedendo al massimo un’astensione (qualcuno ha valutato anche l’uscita dall’aula), come segnale per non dichiarare ufficialmente morta la coalizione di centrodestra. Un’esempio che potrebbe seguire anche Fratelli d’Italia.

L’aiuto degli azzurri però si fermerà lì perchè Berlusconi a questo punto della trattativa preferisce avere mani libere su tutto. “Meglio stare fuori e guardare cosa combinano”, è il ragionamento dell’ex premier. In realtà se gli azzurri non faranno parte della delegazione di governo, questo non vuol dire che a Fi non sarà riconosciuto un ruolo. Raccontano, da Fi, che il leader della Lega abbia messo sul piatto dell’intesa con Berlusconi diverse presidenze di commissioni , la Rai, oltre ad una quota delle prossime nomine che dovrà fare il governo. Ovviamente, garanzie sulle aziende.

A convincere l’ex capo del governo sarebbe soprattutto l’idea che un governo M5s-Lega durerebbe al massimo un anno, il tempo necessario all’ex premier di poter riorganizzare il partito ma soprattutto gli risparmierebbe di dover sostenere provvedimenti pesanti come la futura manovra economica per evitare l’aumento dell’Iva. Insieme a questo c’è l’ipotesi mai abbandonata che nel frattempo arrivi una sentenza favorevole della Corte di Strasburgo che gli consenta di poter tornare candidabile.

Se i tempi sono quelli che si aspettano ad Arcore, non dovrebbe mancare molto ed un responso positivo gli permetterebbe di poter guidare le liste di Forza Italia in prima persona per evitare quell’emorragia di voti che gli azzurri temono a vantaggio di Forza Italia. Da considerare infine che il via libera al governo ha come effetto quello di placare i parlamentari azzurri terrorizzati dal ritorno alle urne e dal rischio di dimezzamento.

(di Yasmin Inangiray/ANSA)