Salvini-Di Maio, braccio di ferro su premier. Idea staffetta

ROMA. – E’ il primo giorno della vera trattativa tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini sul governo. Lo sblocco dell’impasse nel centrodestra porta infatti i due leader di fronte a un nodo non meno ingombrante: quella della squadra di governo, a cominciare dalla premiership. La trattativa scotta, i sospetti reciproci si rimpallano, qualsiasi mossa è segnata da un tatticismo quasi esasperato.

Ma a tarda sera l’impressione è che nè il M5S né la Lega abbiano il cosiddetto coniglio da tirar fuori dal cilindro per il nome di Palazzo Chigi. Con una suggestione, sullo sfondo. Quella di una staffetta tra Di Maio e Salvini. Ma a rallentare la trattativa c’è anche il “grande timore” che, una volta avviato il tavolo sul team di ministri, il governo “Jamaica” affondi prima di nascere.

Berlusconi, nel dare il suo placet, non a caso avverte che non farà da alibi se l’accordo fallisce. E, non a caso, con il calar del sole, sulla buona riuscita della trattativa qualche nube si addensa anche nel M5S. “Sarebbe una figuraccia colossale e sarebbe l’ennesimo colpo per i nostri deputati”, ammette un esponente M5S.

Gli step che i vertici del M5S hanno in mente da qui alle prossime ore comprendono un nuovo incontro tra Di Maio e Salvini per predisporre il contratto sull’agenda di governo. Solo dopo, sottolineano, si inizierà a parlare di premier e ministri. E il tema, sottolineano sia dalla Lega sia dal Movimento, non è stato neppure sfiorato nell’incontro tra i due oggi. Ma questo non vuol dire che il tema non ci sia.

Ieri pomeriggio, il M5S aveva aperto al nome di Giancarlo Giorgetti a Palazzo Chigi, nome sul quale avrebbe poi chiuso a tarda sera, confermando la posizione in mattinata. Il nome dell’ex ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, dal M5S sarebbe stato fatto, secondo alcune fonti parlamentari, ma senza neanche troppa convinzione essendo una figura tecnica, difficilmente digeribile da due partiti che sostengono, da 65 giorni, un governo politico.

Nel borsino del totonomi spuntano anche quelli di Giulia Bongiorno e quello di Carlo Cottarelli. Ma, al di là dei nomi, il nodo resta politico: il M5S cederà ad un premier si segno leghista? Per ora Di Maio si limita a ribadire che il passo indietro annunciato domenica su Palazzo Chigi e l’apertura ad un nome terzo.

Ma chi? Il nome politico più spendibile resta quello di Giorgetti, sebbene lo scetticismo del M5S resti alto e sebbene il profilo dell’ex saggio di Napolitano rischi di risultare ingombrante anche per Salvini. E allora ecco emergere l’idea di una staffetta al governo tra Salvini e Di Maio, un po’ come cercarono di fare Bettino Craxi e Ciriaco De Mita con il celebre Patto della Staffetta siglato in un convento dell’Appia Antica nel 1983. Patto che, dopo la caduta del governo Craxi, deflagrò, sbarrando la strada a De Mita. Chissà se, per i due leader andrà meglio.

Di certo, con un premier terzo, per loro sarà difficile accettare dei ministeri. Al massimo potrebbero fare da vice tenendosi le mani più libere, eventualmente occupando anche le poltrone di ministeri di peso come gli Esteri (Di Maio) e dell’INterno ( Salvini). In realtà, se la nebbia è alta su Palazzo Chigi lo è anche sugli altri ministeri.

Il M5S guarda in generale soprattutto a quelli economici, agli Esteri e al dicastero del Lavoro: quest’ultimo trampolino per il reddito di cittadinanza. “Parliamo di temi, i veti sui nomi si smusseranno”, spiega a tarda sera una fonte autorevole del M5S. Ma il tempo stringe e al tavolo, ora, si dee fare serio.

(di Michele Esposito/ANSA)

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