Lezione di Cercas sull’Europa apre il Salone del Libro

Javier Cercas (foto d'archivio)

TORINO. – “L’Europa è ancora il progetto politico più attraente e ambizioso dei nostri tempi, anche se denigrata da tanti, anche se tanti si dicono delusi, anche se la sua unione profonda è ancora un’utopia irrealizzata. Per questo io mi dico un europeista estremista”.

Così lo scrittore spagnolo Javier Cercas, nella lectio magistralis che ha inaugurato la 31esima edizione del Salone del Libro di Torino. Cercas ha definito i nazionalisti “gente infelice che pensa che l’Europa sia una cianfrusaglia, con gente strana che parla lingue strane, dimenticando le ragioni che hanno portato a progettare l’Europa, in primis la cessazione delle guerre che per un millennio hanno falcidiato i nostri Paesi”.

Per Cercas, invece, “un’Europa davvero unita rappresenta l’unica possibilità di arginare il potere cieco e omnicomprensivo dell’economia”, nonché “la grande sfida, che è quella di conciliare la diversità culturale, che è una grande ricchezza, e l’unità politica”.

Inevitabile però per Cercas invitare l’Europa a rafforzarsi e ritrovarsi intorno ai suoi valori democratici se pure imperfetti, anche in considerazione di un fenomeno inedito, la ‘ritirata’ dell’America di Trump dalla leadership mondiale.

“Un’Europa federale – ha concluso – potrebbe, se non rilevare il testimone dagli Stati Uniti, almeno occupare un posto rilevante nel mondo post-egemonico che alcuni prevedono. In caso contrario potremmo mettere in serio pericolo un modo di vita privilegiato di cui godiamo da decenni e per nulla scontato”.

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