L’Iran pronto a riprendere l’arricchimento dell’uranio

Si bruciano le bandiere americane per le strade di Teheran. EPA/STRINGER

ROMA. – L’Iran mostra i muscoli dopo lo strappo degli Stati Uniti sull’accordo nucleare. Il governo di Teheran ha avvertito la comunità internazionale che è pronto a riprendere l’arricchimento dell’uranio in modo massiccio sull’onda delle proteste di piazza contro Donald Trump, dove ormai le bandiere Usa vengono date alle fiamme come nei momenti di maggiore tensione.

Mentre l’Ue sta cercando disperatamente una soluzione ed ha preparato un giro di consultazioni con gli iraniani per mettere in sicurezza l’intesa sottoscritta nel 2015 e allontanare lo spettro di una guerra tra Iran e Israele dopo il duro scambio di colpi dei giorni scorsi tra il Golan e la Siria. Sono giorni frenetici da quando Trump ha stracciato l’accordo, accusando l’Iran di rappresentare una minaccia per la stabilità in Medio Oriente.

Teheran ha alzato ancora la posta. Il ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif ha evocato la possibilità che il suo paese possa tornare ad arricchire l’uranio “su scala industriale senza restrizioni”, sfruttando i risultati delle ultime ricerche: ad un livello, cioè, che potrebbe consentire al regime di produrre armi atomiche, riportando le lancette indietro ai tempi della crisi con l’Occidente.

L’altra strada è quella della diplomazia. Zarif ha in programma una serie di colloqui con i partner contraenti dell’intesa del 2015, per chiedere “garanzie” che i patti vengano rispettati. Domenica sarà a Pechino, lunedì a Mosca e martedì volerà a Bruxelles: l’Alto Rappresentante Ue Federica Mogherini ha convocato una riunione con i ministri degli Esteri di Francia, Germania e Gran Bretagna, che poi discuteranno con il collega iraniano. La linea è quella del tutti contro Trump, nella considerazione che l’accordo funziona perché impedisce all’Iran di produrre energia atomica per scopi bellici.

I tedeschi sono stati particolarmente duri. La cancelliera Angela Merkel, che ha sentito il leader russo Vladimir Putin, ha accusato Trump di “fare ciò che vuole” e di “ledere la fiducia nell’ordine mondiale”, mentre il suo ministro degli Esteri Heiko Maas ha avvertito che Berlino è “pronta a litigare” con gli Usa. E in Iran il sentimento anti-Trump continua a crescere.

Migliaia di persone sono scese in piazza in diverse città ed a Teheran sono state bruciate bandiere a stelle e strisce. Gli slogan erano rivolti soprattutto contro gli americani, ma anche contro Israele, il nemico diretto nella regione. Lo dimostrano i lampi di guerra degli ultimi giorni, con i lanci incrociati di missili che rappresenta il primo scontro diretto tra i due Paesi.

Teheran, che in Siria è presente in forze, ha ammonito Israele da ulteriori “violazioni della sovranità” del suo alleato. Mentre lo Stato ebraico si è detto pronto a nuovi attacchi per preservare la propria sicurezza. Nel muro contro muro contro Stati Uniti e Israele, l’Iran prova ad indebolire il fronte avversario anche tirando fuori una presunta lettera che Trump avrebbe inviato ai suoi alleati arabi del Golfo, accusandoli di scarso impegno in Medio Oriente contro la minaccia iraniana.

“La lettera è nelle nostre mani”, ha annunciato la Guida Suprema Ali Khamenei, ma non è chiaro come l’abbia ottenuta. Forse, ipotizza il Washington Post, si è trattato di un ‘omaggio’ da parte di uno dei paesi sunniti a cui la lettera era stata inviata. Per ingraziarsi, o trattare la pace, con il concorrente sciita della regione. Nella lettera, secondo Khamenei, Trump avrebbe usato toni molto duri, affermando tra le altre cose: “Ho speso settemila miliardi per voi, e dovete fare quello che vi dico”. Il Post ha poi spiegato che la Casa Bianca non ha commentato, ma un alto funzionario ha confermato che l’amministrazione Trump ha inviato una lettera agli alleati del Golfo due settimane fa.

(di Luca Mirone/ANSA)

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