Giro: Caparaz vola nella pioggia, Yates difende la rosa

L'ecuadoriano Richard Caracas taglia il traguardo della tappa Praia a Mare - Montevergine di Mercogliano. ANSA/DANIEL DAL ZENNARO

MONTEVERGINE DI MERCOGLIANO (AVELLINO). – Tutti aspettavano la ‘frullata’ di Chris Froome, oppure i dentoni di Fabio Aru; invece, sul traguardo posto a pochi metri dal santuario di Montevergine di Mercogliano, nel cuore dell’Irpinia, è spuntata la maglia bianca di Richard Caparaz, che ha conquistato la prima vittoria per l’Ecuador in una grande corsa a tappe. Il corridore sudamericano, che gareggia per la Movistar e guida la speciale classifica dei giovani, trionfa in una tappa bagnata dalla prima vera pioggia, dopo 209 chilometri di rincorsa e a 1.253 metri d’altezza.

A Simon Yates basta poco per conservare la maglia rosa dopo il secondo arrivo in salita del Giro (adesso ne mancano sei). Nel finale, a 5 chilometri dall’epilogo, Froome concede il bis della caduta nella ricognizione della cronometro a Gerusalemme e assaggia nuovamente l’asfalto dal lato destro, dopo una scivolata in curva e in salita. Niente di grave, ma non è mai piacevole subire un’altra botta in una zona del corpo già provata da altri traumi.

Minimizzano, in casa Sky, ma non è mai bello per un corridore finire a terra, perché toccare l’asfalto vuol dire perdere certezze e veder riaffiorare i vecchi fantasmi che hanno caratterizzato il passato dello squadrone inglese al Giro d’Italia.

Richie Porte, Geraint Thomas, Bradley Wiggins, Mikel Landa, prima del quattro volte vincitore del Tour de France, hanno vissuto i tormenti della corsa a tappe italiana, che erano partiti per vincere e che invece hanno abbandonato strada facendo. Non un bel viatico per il ‘frullatore’ solitario che sul traguardo non è riuscito a trattenere una smorfia di disagio, chissà forse anche di dolore.

Nella parte finale della corsa, gli ‘Skymen’ si sono messi a tirare più per evitare fughe importanti che per favorire quella del proprio capitano. Una mossa cautelativa per evitare cattive sorprese e portare a casa un utilissimo 0-0. Non è finito a terra, ma non ha mostrato di possedere l’atteso cambio di marcia, Fabio Aru; meglio di lui Domenico Pozzovivo, sempre in corsa e pronto a rispondere alle ‘provocazioni’ degli avversari diretti nella corsa al podio.

Da decifrare l’atteggiamento di Dumoulin che finora si è visto poco, cronometro a parte. L’olandese aspetta la seconda sfida contro il tempo, nella quale potrebbe infliggere distacchi notevoli a tutti. E, in ogni caso, il suo ritardo dalla vetta della generale è di soli 16″. In altre parole, un qualche pedalata. La domanda, però, è scontata: riuscirà ad arrivare alla cronometro in una posizione di classifica adeguata alle sue ambizioni?

La tappa di oggi, attraverso la Calabria, la Basilicata e la Campania, ha vissuto sulla fuga di Tosh Van Der Sande (Lotto Fix All), Matteo Montaguti (Ag2r La Mondiale), Rodolfo Torres (Androni Sidermec), Davide Villella (Astana), Matej Mohoric (Bahrain-Merida), Koen Bouwman (Lotto Nl-Jumbo) e Jan Polanc (Uae Emirates).

Sono rimasti assieme fino ai -11 chilometri dal traguardo, poi è toccato a Bouwman, Montaguti, Mohoric e Polanc andare a tutta, con l’olandese che ci ha provato fino a una manciata di chilometri dall’arrivo, ossia fino a quando Caparaz non lo ha sorpassato a doppia velocità, andandosi a prendere la vittoria.

Domani si sale ancora più in alto e si arriva agli oltre 2 mila metri del Gran Sasso: un’altra occasione per vincere o per veder sfumare il Giro.

(dell’inviato Adolfo Fantaccini/ANSA)

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