Berlusconi: Tribunale lo riabilita, Pg valuta se opporsi

Silvio Berlusconi.

MILANO. – A quasi 5 anni di distanza dalla condanna definitiva per frode fiscale per il caso diritti tv Mediaset e dopo poco più di tre anni dalla fine dell’esecuzione della pena, scontata con attività tra gli anziani della Sacra famiglia di Cesano Boscone, Silvio Berlusconi ha ottenuto la “riabilitazione”. Grazie alla quale, soprattutto, torna candidabile con l’azzeramento degli effetti della Legge Severino.

Della sua “buona condotta”, certificata da relazioni delle Questure di Milano e Roma e dei carabinieri di Arcore, parla il Tribunale di Sorveglianza di Milano nel provvedimento di 4 pagine che permette all’ex premier di tornare in campo e contro il quale potrebbe presentare “opposizione” la Procura generale. “Solo dopo aver letto le motivazioni, potremo fare una valutazione sulle ragioni di diritto e di fatto dell’ordinanza e valutare se ci convincono o meno”, ha chiarito il procuratore generale Roberto Alfonso.

Nell’atto con cui hanno spazzato via gli effetti penali della condanna e, in particolare, l’impossibilità a candidarsi alle elezioni per 6 anni, ossia fino al novembre 2019, i giudici (relatore Gloria Gambitta, presidente Giovanna Di Rosa) hanno riconosciuto, come prevede il codice penale, che il “condannato” ha dato “prove effettive e costanti di buona condotta” dopo aver scontato la pena di un anno ai servizi sociali (tre dei quattro anni della condanna del 2013 erano coperti da indulto).

Una valutazione di “buona condotta” – quella della persona che non commette reati e non ha comportamenti non opportuni – che è il cuore di ogni decisione della Sorveglianza chiamata a riabilitare un condannato, ma su cui potevano pesare i “carichi pendenti”, ossia i procedimenti già passati almeno per una richiesta di processo, del leader di FI: cinque solo per il caso Ruby ter (due a Milano che verranno riuniti e gli altri a Roma, Torino e Siena) e uno per la vicenda ‘escort-Tarantini’.

Da uno dei filoni milanesi, tra l’altro, sono venuti a galla presunti versamenti corruttivi alle ‘olgettine’ fino al novembre 2016 e quindi dopo l’espiazione pena, finita di scontare l’8 marzo 2015. I “carichi pendenti”, però, hanno spiegato i giudici seguendo la linea prevalente della Cassazione, non sono automaticamente “ostativi” e necessariamente “significativi” di una condotta “non buona”.

Vale, prima di tutto, il principio “costituzionale” di non colpevolezza fino a sentenza definitiva. Giudici che segnalano anche come due denunce per diffamazione e voto di scambio contro Berlusconi siano state archiviate. Prima del deposito della decisione arrivata ieri nel tardo pomeriggio, ad ogni modo, nei corridoi della Procura generale si faceva notare come fosse difficile riabilitare Berlusconi imputato per corruzione in atti giudiziari e che nel 2014 era andato incontro anche ad un ammonimento nel suo percorso di rieducazione per alcuni dei suoi molti attacchi alle toghe.

Il Tribunale, comunque, nel suo provvedimento, ha sottolineato anche che l’ex premier ha risarcito con 10 milioni l’Agenzia delle Entrate e pagato le spese processuali. La Procura generale ha ora 15 giorni di tempo per decidere se opporsi ad un’ordinanza già esecutiva (secondo i pg, con l’opposizione non lo sarebbe più).

Con l’impugnazione, però, la palla passerà di nuovo alla Sorveglianza che dovrà fissare udienza (non c’è un termine), stavolta con pg e difesa presenti, e poi decidere se confermare o meno il giudizio. Ultima strada la Cassazione, ma solo per vizi di legittimità. Nel codice, infine, una norma prevede che una condanna a due anni o più, che arrivi entro 7 anni dalla riabilitazione, cancella quest’ultima.

(di Igor Greganti/ANSA)