Torra sfida Madrid: “Avanti con la Repubblica catalana”

Quim Torra candidato alla presidenza della Catalogna. EPA/Quique Garcia

BARCELLONA. – Catalogna vicina ad una svolta dopo mesi di commissariamento da parte di Madrid e di paralisi istituzionale. Oggi, come previsto, c’è stata la fumata nera all’elezione del nuovo presidente al primo turno, ma il candidato indipendentista Quim Torra potrebbe passare lunedì al secondo round.

Indicato giovedì scorso dal presidente deposto Carles Puigdemont, Torra ha ottenuto 66 voti a favore, 65 contrari, e 4 astensioni. L’annunciata decisione della sinistra indipendentista della Cup di astenersi gli ha fatto mancare la maggioranza assoluta necessaria al primo turno. Al secondo, lunedì, basterà la maggioranza semplice.

Sul voto pesa però l’incognita della decisione che gli antisistema della Cup dovranno prendere domani: continuare ad astenersi oppure votare contro. In quest’ultimo caso la Catalogna con ogni probabilità dovrà tornare alle urne: nuove elezioni saranno convocate automaticamente in luglio se il 22 maggio non ci sarà un nuovo presidente.

Cinquantacinque anni, intellettuale poliedrico, indipendentista convinto, avvocato, editore, giornalista e storico, Torra è considerato molto vicino a Puigdemont. Come lui è di Girona, la culla dell’indipendentismo catalano. Il suo discorso in Parlamento è stato di sfida a Madrid. Ha dichiarato che il “presidente legittimo” resta Puigdemont, che rifiuta la destituzione ordinata da Madrid dopo la proclamazione della ‘repubblica’ il 27 ottobre.

“Dovrebbe essere qui lui, non io”, ha esordito. Torra ha detto di volere dialogare, ma “da governo a governo” con il premier spagnolo Mariano Rajoy, e ha rilanciato l’obiettivo di arrivare alla repubblica, attraverso un “processo costituente”, e di ripristinare tutte le istituzioni smantellate dal governo spagnolo durante i sei mesi di commissariamento all’ombra dell’articolo 155 della costituzione spagnola.

Un programma di dialogo ma insieme di scontro che, se Torra sarà eletto lunedì, rischia di rendere di nuovo incandescente il rapporto fra Madrid e Barcellona. Rajoy ha immediatamente replicato al discorso che ha definito “frontista” avvertendo che “qualsiasi illegalità sarà contrastata, qualsiasi violazione del quadro costituzionale avrà risposta”.

In un’intervista alla Stampa, Puigdemont ha denunciato la Spagna come “uno Stato autoritario, nel quale i diritti fondamentali non sono garantiti, né è garantita la libertà di espressione”. Il President deposto, che avrà un ruolo di forte influenza sul nuovo esecutivo se Torra sarà eletto, ha avvertito anche che da ottobre potranno essere convocate elezioni anticipate se Madrid “continuerà con la repressione”.

Intanto è polemica su vecchie dichiarazioni di Torra, indipendentista di ferro, che hanno scatenato critiche feroci da parte dell’opposizione unionista oggi in Parlament. Su Twitter nel 2012 aveva scritto fra l’altro che “dal 1714 viviamo sotto occupazione spagnola”, “vergogna è una parola che gli spagnoli da anni hanno eliminato dal loro vocabolario” o ancora “gli spagnoli sanno solo saccheggiare”. “Se qualcuno si è offeso, me ne scuso”, ha detto oggi quello che da lunedì potrebbe essere il nuovo presidente catalano.

(di Francesco Cerri/ANSA)

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