Altre due famiglie kamikaze, l’Indonesia è sotto shock

Polizia indonesiano in allerta. EPA/FULLY HANDOKO

BANGKOK. – Le famiglie kamikaze a Surabaya ora sono tre. Dopo il triplice attentato contro chiese cristiane di ieri, compiuto da due genitori con i loro quattro figli, questa mattina un’altra famiglia di cinque componenti – tra cui una bambina che è sopravvissuta – ha organizzato un altro attacco esplosivo contro il quartier generale della polizia, causando dieci feriti. Altre tre persone sono morte ieri sera nel loro appartamento per l’esplosione di una bomba che stavano preparando.

E l’Indonesia è ora in stato di massima allerta per l’emergenza di una forma di terrorismo inedita. L’ultimo attentato è avvenuto attorno alle 8.50 all’esterno della sede centrale della polizia, ripreso dalle telecamere di sicurezza. Nel video si vedono due motorini avvicinarsi al posto di blocco all’entrata e pochi secondi dopo esplodere quasi assieme, uccidendo quattro attentatori e ferendo sei civili e quattro agenti. E’ miracolosamente rimasta in vita la più giovane dei tre figli della famiglia kamikaze, una bambina di otto anni che era seduta tra il padre e la madre.

Dopo i tre di ieri, che hanno causato un totale di 14 morti e 41 feriti, un quinto attentato è stato sventato solo dalla disattenzione di una terza famiglia di aspiranti kamikaze, che è saltata in aria nel suo appartamento alle porte di Surabaya mentre stava preparando le bombe necessarie: in tre – tra cui il padre, amico dell’organizzatore degli attentati di ieri – hanno perso la vita, ma ci sono anche due sopravvissuti.

Tredici attentatori morti in tutto (oltre a otto civili ieri), famiglie che da fuori sembravano assolutamente normali, ma che non hanno esitato a sacrificare anche i loro figli minori: le autorità indonesiane hanno ucciso o arrestato centinaia di militanti negli ultimi anni, ma questa è una minaccia nuova. E non si tratta neanche di reduci dalla Siria, come la polizia aveva riportato prima, per poi correggersi.

Dal profilo Facebook di Puji Kuswati, la donna fattasi esplodere assieme alle due figlie di 12 e 9 anni, anch’esse dotate di cinture-bomba, emerge una vita normale: foto dei figli, di gatti, persino di una gita familiare con rafting sul fiume. Intervistati dai media, i vicini sono anch’essi increduli. La polizia ha definito il Jemaah Ansharut Daulah (Jad), il gruppo affiliato all’Isis che si ritiene responsabile per gli attentati degli ultimi due giorni, “il più pericoloso gruppo terroristico in Indonesia”.

Le attività anti-terrorismo sono state potenziate: altri sei presunti militanti in procinto di organizzare attacchi sono stati arrestati oggi a Surabaya. Un provvedimento anti-terrorismo è fermo da tempo in Parlamento, e oggi il presidente Joko Widodo ha annunciato che è pronto ad approvarlo da solo in fretta. Ma difficilmente basterà: in un Paese dove l’87 per cento dei 260 milioni di abitanti è musulmano, il terrorismo interno ha troppe potenziali reclute da indottrinare.

(di Alessandro Ursic/ANSA)

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