Missione Governo: rischio crisi del sistema

Di Maio e Salvini

ROMA. – Non sarà certo il Quirinale a ostacolare la nascita di un governo politico e di legislatura. Soprattutto se l’alternativa che si presenta è quella di elezioni in piena estate o in autunno. Più che un alternativa il ritorno alle urne viene letto da Sergio Mattarella come un rischio gravissimo che potrebbe portare ad una vera crisi di sistema se il voto riproponesse più o meno gli stessi risultati del 4 marzo.

E’ alla luce di queste considerazioni che il presidente ha dovuto prendere atto delle difficoltà nella trattativa tra Lega e Movimento Cinque stelle e, malvolentieri, concedere altro tempo a Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Si ragiona sulla settimana visto anche gli impegni presi dalla Lega con il suo “popolo” chiamato nuovamente ad esprimersi nei gazebo sabato e domenica prossima.

Un tempo che ovviamente non è infinito ed è sempre più legato alle scadenze internazionali. Ai primi di giugno il G7 in Canada e poi alla fine del mese il Consiglio europeo di Bruxelles. Per quelle date ci deve essere un Governo. Il presidente della Repubblica rischia però di trovarsi stretto in una tenaglia velenosa, tra gazebo leghisti nelle piazze e il voto online sulla piattaforma grillina “Rousseau”.

Situazione del tutto irrituale, o perlomeno mai vista nel passato, che cade nel bel mezzo di consultazioni per la formazione del Governo. Ma troppo alto è il rischio di una crisi di sistema e Mattarella preferisce assumere sulla sua persona il peso di inevitabili critiche piuttosto che mettere i bastoni tra le ruote di una trattativa che pare, nonostante le difficoltà, in marcia.

D’altronde il capo dello Stato in questi 70 giorni le ha provate tutte, si ricorda al Colle. Ha esplorato l’inesplorabile, provando prima la via del centrodestra e poi quella del Pd tenendo sempre al centro i Cinque stelle, vero cardine di questa crisi. Ha lanciato anche un governo di garanzia per salvare la Finanziaria 2019 e dare tempo alle forze politiche di maturare ragionevolezza.

Ma niente. Senza neanche conoscere il taglio del Governo e il nome del premier che Mattarella aveva in mente gli hanno chiuso la porta in faccia. Non lo voteremo mai. E tutti a urlare “al voto, al voto!”.

Perché mai dovrebbe essere ora proprio il presidente a chiudere le porte? E’ vero, si osserva, Lega e Cinque stelle si sono “incartati”. E con un certo stupore si registra che l’accelerazione impressa ieri – “riferiremo a Mattarella su tutto”, avevano detto – è diventata oggi una vera e propria frenata. Non sono ancora pronti Salvini e Di Maio e la questione del nome del premier resta tutta in piedi come estrema difficoltà.

Ora c’è da trovare uno spericolato accordo tra due programmi che in partenza erano come il sole e la luna. Di nomi se ne parlerà più avanti, assicurano tutti. E non sarà un problema da poco.

(Di Fabrizio Finzi/ANSA)

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