Save the Children, in Italia un minore su dieci in povertà

ROMA. – Tanta povertà, poche opportunità educative e ancor meno luoghi dove praticare sport, imparare discipline artistiche e partecipare a iniziative culturali. E’ un Paese che in molte zone sembra essere “vietato ai minori” l’Italia ritratta dal nuovo rapporto di Save the Children ‘Nuotare contro corrente. Povertà educativa e resilienza in Italia’, visto che un milione e 300 mila bambini e ragazzi, il 12,5% del totale (più di uno su 10) vivono in povertà assoluta, oltre la metà non legge un libro, quasi uno su tre non usa internet e più del 40% non fa sport.

I tanti luoghi abbandonati e degradati sparsi nella penisola, se restituiti ai bambini, consentirebbero di attivare percorsi di resilienza e far raddoppiare ai minori le proprie possibilità di miglioramento. E’ con questo obiettivo che Save the Children lancia la campagna ‘Illuminiamo il futuro’, per il contrasto della povertà educativa, la cui triste classifica vede ai primi cinque posti Campania, Sicilia, Calabria, Puglia e Molise.

Le regioni che offrono invece maggiori opportunità educative per i minori sono Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna. L’organizzazione avvia anche una petizione online su www.illuminiamoilfuturo.it per chiedere alle istituzioni una legge nazionale per riqualificare le aree degradate a favore dei bambini. Petizione supportata sui sociali dall’hashtag #italiavietatAiminori e legata a 10 luoghi simbolo vietati ai minori in Italia, da una ex scuola elementare nella periferia di Milano a un teatro abbandonato a Torino, dai parchi in condizioni di degrado nelle periferie di Roma e di Napoli, fino a L’Aquila, offlimits per grandi e piccoli, per finire al Parlamento, “dove troppo spesso la voce dei minori è inascoltata”.

Per raggiungere l’obiettivo dal 12 maggio Save the Children organizzerà una settimana di mobilitazione. “Luoghi che per tanti di loro – sostiene il direttore generale di Save the Children, Valerio Neri – potrebbero rappresentare un’opportunità per riscattarsi, uscire dalle difficoltà più forti di prima, migliorare i risultati scolastici e coltivare capacità, sogni e aspirazioni”.

Altri dati del rapporto mostrano che i quindicenni che vivono in famiglie disagiate hanno quasi cinque volte in più la probabilità di non superare il livello minimo di competenza, sia in matematica sia in lettura, rispetto ai coetanei che vivono in famiglie più benestanti (24% contro il 5%); quasi il 14% dei ragazzi abbandona gli studi prima del tempo.

Secondo uno studio inedito contenuto nel rapporto, i fattori che aiutano i ragazzi a emanciparsi sono: aver frequentato un asilo nido (+39% di probabilità), una scuola ricca di attività extracurriculari (+127%), dotata di infrastrutture adeguate (+167%) o contraddistinta da relazioni positive tra insegnanti e studenti (+ 100%).

“La nostra ricerca ci dimostra tuttavia – aggiunge la direttrice dei programmi Raffaella Milano – che nonostante le situazioni di svantaggio iniziali, tanti minori possono rivelarsi particolarmente resilienti e grazie alle loro motivazioni, rafforzate dalle opportunità che la scuola e i territori in cui vivono sono in grado di offrire loro, possono superare le difficoltà e migliorare così anche le proprie competenze scolastiche”.

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