Putin camionista inaugura il ponte tra Russia e Crimea

Il Presidente russo Vladimir Putin (C) passeggia dopo aver condotto il camion. EPA/ALEXANDER NEMENOV/POOL

MOSCA. – Il ponte di Kerch è realtà. Più o meno. Vladimir Putin ha inaugurato in pompa magna, guidando personalmente un camion della russissima ‘Kamaz’, il troncone dedicato al traffico veicolare, terminato con sei mesi di anticipo rispetto alla tabella di marcia; per il collegamento ferroviario bisognerà invece aspettare un altro anno. Ma sono dettagli. La Crimea, da domani, quando il ponte aprirà al pubblico, sarà infatti collegata direttamente alla Russia, dopo quattro anni e due mesi dalla contestata riunificazione.

Kiev naturalmente non ha gradito. Il ministero degli Esteri ha diffuso una nota in cui definisce “illegale” la costruzione del ponte e torna ad accusare Mosca di aver occupato la penisola, ritenuta a tutti gli effetti parte integrante del territorio ucraino. L’Unione Europea, per bocca dell’Alto rappresentante per la politica estera, Federica Mogherini, le ha dato manforte, accusando la Russia “dell’ennesima violazione dell’integrità territoriale dell’Ucraina”.

Il Cremlino però fa spallucce. Per Putin si tratta della realizzazione di “un sogno”, anzi “un miracolo”, che la Russia inseguiva “sin dall’epoca zarista” e riaffiorato con cadenza regolare in tutte le fasi di grandeur del Paese, che fossero gli anni ’30 a trazione staliniana o gli anni ’60 dei successi spaziali di Yuri Gagarin. Già, Gagarin. Putin, montando a bordo del Kamaz, ha usato proprio l’espressione del primo cosmonauta del genere umano, quel ‘poekhali!’ – ‘pronti via!’ in russo – pronunciata da Gagarin prima di volare nello spazio a bordo della Vostok 1.

Un caso, forse. Di certo c’è che la Russia non ha badato a spese per raggiungere questo risultato: 3,7 miliardi di dollari d’investimento, soluzioni ingegneristiche all’avanguardia per domare le potenti correnti dello stretto e il fondale melmoso. “Tutta tecnologia russa”, ha rimarcato Putin.

L’Ucraina, per l’appunto, non ha gradito. E proprio nel giorno del trionfo dello zar in Crimea i suoi servizi di sicurezza, l’SBU, hanno fatto irruzione negli uffici di Kiev di ‘Rossiya Sigodnya’, la holding a cui fanno capo l’agenzia stampa RIA Novosti e l’emittente RT. L’accusa, lanciata dal procuratore generale Yuri Lutsenko, è addirittura di “alto tradimento” visto che l’agenzia sarebbe stata il cuore delle operazioni di “disinformazione e guerra ibrida” lanciata dalla Russia contro l’Ucraina.

Il capo di RIA a Kiev, Kirill Vyshinsky, è stato dunque arrestato. E, stando a quanto dichiarato dalla direttrice di RT, Margherita Simonyan, non si sa nulla di almeno altri quattro giornalisti del gruppo: “Kiev ha deciso di vendicarsi per l’inaugurazione del ponte sullo stretto di Kerch”, ha tuonato Simonyan su Twitter.

Mosca ha gridato “all’oltraggio” e ha chiesto l’intervento dell’Osce e del Consiglio d’Europa a sostegno della libertà di stampa. Niente “doppi standard”, insomma. Nel mentre la Crimea ora è effettivamente parte integrante del territorio russo. Cosa che, ha promesso Putin, garantirà un miglioramento della qualità della vita dei suoi cittadini.

(di Mattia Bernardo Bagnoli/ANSA)