Ankara espelle l’ambasciatore d’Israele. Nuovi scontri

Le proteste dei palestinesi. EPA/MOHAMMED SABER

TEL AVIV. – Tempesta diplomatica tra Turchia e Israele con reciproca espulsione di diplomatici mentre a Gaza, dopo i funerali degli uccisi di ieri, oggi sono esplosi nuovi scontri, con due palestinesi uccisi e 250 feriti. La tensione resta dunque altissima al confine con la Striscia, dove circa quattromila manifestanti, secondo stime dell’esercito israeliano, hanno protestato in occasione dell’anniversario della Nakba, la ‘Catastrofe’ palestinese seguita alla nascita di Israele.

Scontri, anche se in tono minore, sono avvenuti in Cisgiordania, in sciopero generale e a lutto per i morti di ieri. Ma è sul piano politico e diplomatico che “il massacro” di ieri a Gaza – come lo ha definito il governo palestinese – ha avuto le ripercussioni maggiori. La Turchia, che ieri aveva già richiamato in patria il proprio ambasciatore in Israele, ha di fatto espulso oggi il capo missione dello Stato ebraico, invitandolo a restare “per qualche tempo in patria”.

Una mossa seguita a breve distanza da Israele, che ha espulso il Console generale turco a Gerusalemme – incaricato dei rapporti con i palestinesi – con lo stesso invito: “Torni in patria per un lasso di tempo per consultazioni”. Il presidente turco Erdogan ha accusato Benyamin Netanyahu di “avere le mani sporche del sangue dei palestinesi”.

Il premier israeliano ha ribattuto poco dopo per le rime: “Erdogan è fra i maggiori sostenitori di Hamas e di conseguenza non c’è dubbio che sia un grande intenditore di terrorismo e di stragi. Gli suggerisco di non farci prediche morali”.

Ma non c’è solo la Turchia: già prima il Sudafrica aveva richiamato il proprio rappresentante e adesso anche il Belgio, dopo l’Irlanda, ha convocato l’ambasciatrice israeliana, Simona Frankel, per l’intervista shock in cui la diplomatica ha affermato che le 55 vittime degli scontri a Gaza erano tutti terroristi. “Si possono sentire molte cose, ma ci sono dei limiti”, ha spiegato il ministro degli Esteri belga Didier Reynders.

Francia e Germania hanno espresso preoccupazione per l’escalation delle violenze e l’Onu ha chiesto che “la comunità internazionale” intervenga “per prevenire una guerra” nella Striscia, la cui condizione “è disperata”. I palestinesi intanto hanno richiamato il loro rappresentante a Washington in protesta contro Trump e chiesto al Consiglio generale dei diritti umani dell’Onu una missione internazionale “per indagare sui crimini di Israele”.

Ma il rappresentante Usa all’Onu, Nikky Haley, dopo aver addossato le responsabilità di quanto successo a Gaza ad Hamas, ha bloccato una proposta di indagine avanzata dal Kuwait sui fatti della Striscia. Intanto a Gaza si sono svolti i funerali degli oltre 60 uccisi, compresi quelli della neonata di 8 mesi, Layla Anwar Ghandour, la cui morte è stata attribuita da ministero di Gaza all’inalazione di gas lacrimogeni lanciati dall’esercito.

Un portavoce militare israeliano ha espresso invece “ragionevoli dubbi sulla validità del rapporto del ministero” ed anche una fonte medica di Gaza – citata dall’Ap – ha sostenuto che la bambina aveva “una condizione medica preesistente” e di “non credere che la morte sia dovuta al gas”.

L’esercito ha poi sostenuto che almeno 24 dei morti palestinesi di ieri “erano terroristi nell’atto di compiere atti di terrore”: in gran parte di Hamas, ma anche della Jihad islamica. Da domani è Ramadan, ma il capo di Hamas Ismail Haniyeh ha annunciato che la “protesta continuerà”.

(di Massimo Lomonaco/ANSAmed)