Assad si riprende tutta l’area di Damasco dopo 7 anni

Una panoramica di Douma. (Photo credit STRINGER/AFP/Getty Images)

BEIRUT. – Dopo circa sette anni di insurrezione anti-regime, le autorità siriane hanno ripreso il controllo dell’ultima sacca di resistenza vicino a Damasco, dichiarando “zona sicura” l’intera area della capitale. Parallelamente, nell’est del paese, in un’area controllata da forze curdo-siriane sostenute dalla Coalizione anti-Isis a guida Usa, la “guerra al terrorismo” prosegue.

E i miliziani curdi continuano ad avanzare nella parte orientale dell’Eufrate vicino al confine con l’Iraq, dove le truppe di Baghdad – vicine all’Iran – si coordinano con quelle curde, vicine agli Stati Uniti. La sconfitta dell’insurrezione nella zona di Damasco è descritto da più parti come un evento dalla portata politica e simbolica molto importante, in un contesto in cui il governo siriano, con il sostegno determinante di Russia e Iran, si è già assicurato la vittoria militare in quasi tutta la Siria occidentale.

In un comunicato letto in tv da un rappresentante dello Stato maggiore delle forze armate siriane, il governo ha annunciato oggi la “liberazione” di Hajar al Aswad e di Yarmuk, gli ultimi due territori della periferia sud di Damasco dove erano asserragliati miliziani affiliati all’Isis.

Questi si sono arresi tra ieri e oggi. E a centinaia sono stati trasferiti, in accordo con le autorità governative nella Siria centrale, in zone dove il sedicente Stato islamico è sì stato sconfitto militarmente, ma rimane comunque forte a livello locale sul piano politico e culturale.

L’offensiva lealista su Yarmuk e Hajar al Aswad era cominciata un mese fa: dopo che le forze lealiste si erano assicurate il pieno controllo della Ghuta orientale, l’altra principale sacca di resistenza anti-regime e teatro nell’agosto del 2013 e nell’aprile scorso di presunti attacchi chimici attribuiti alle autorità centrali siriane.

L’Isis aveva preso il controllo di Yarmuk nel 2015, dopo che milizie anti-regime, ma anche anti-Isis, si erano impossessate dell’ex campo profughi palestinese nel quadro delle rivolte armate scoppiate gradualmente in Siria tra la fine del 2011 e il 2012.

Negli ultimi tre anni, la presenza dello Stato islamico nella periferia sud di Damasco, a pochi chilometri dal palazzo presidenziale siriano, non aveva infastidito le autorità centrali siriane. Tanto che la principale fonte di conflitto armato nella capitale era tra i miliziani della Ghuta – a est – e le forze lealiste.

La “liberazione” odierna di Yarmuk e Hajar al Aswad è arrivata dopo settimane di intensa attività militare, ma anche di un processo di negoziazione tra i membri locali dell’Isis e le autorità siriane, che come già avvenuto in passato hanno riconosciuto la legittimità politica e negoziale dei “terroristi”.

Un processo analogo è avvenuto nei giorni scorsi in un’altra area chiave della Siria centrale, tra Homs e Hama, dove l’ultima zona di resistenza anti-governativa, incarnata da milizie armate anche qaidiste, si è arresa ai russi, agli iraniani e alle forze siriane.

(di Lorenzo Trombetta/ANSAmed)