Papa a gay: “Dio ti ha fatto così”. Applausi da Lgbt

La copertina della rivista Advocate con la foto di Papa Francesco
La copertina della rivista Advocate con la foto di Papa Francesco (Archivio)

CITTA’ DEL VATICANO. – La frase detta da papa Francesco a un omosessuale, da questo riferita, secondo cui “è Dio che ti ha fatto così, e lui ti ama”, viene accolta dalla comunità Lgbt come un ulteriore segno del desiderio di Bergoglio di far sentire i gay accolti e amati nella Chiesa cattolica. E’ stato il cileno Juan Carlos Cruz, da bambino vittima dell’abusatore seriale don Fernando Karadima, oltre che attuale accusatore del vescovo Juan Barros di averne taciuto i crimini sessuali, a dire in un’intervista a El Pais di aver parlato al Pontefice della propria omosessualità durante gli incontri avuti con lui in Vaticano tre settimane or sono.

Cruz ha dichiarato di essere stato screditato dai vescovi del Cile per il fatto di essere omosessuale e ha parlato a Francesco del dolore causatogli dalla loro calunnia. “Egli mi ha detto ‘Guarda Juan Carlos, il fatto che tu sia gay non importa. Dio ti ha fatto così e ti ama così e a me non interessa. Il Papa ti ama come sei. Devi essere felice di chi tu sia’”.

Il Vaticano, interpellato da alcuni media, ha rifiutato di commentare, trattandosi di una conversazione privata del Pontefice, ma subito la comunità Lgbt, a livello internazionale, ha accolto quanto riferito da Cruz con entusiasmo. “Dal Cile è rimbalzata una straordinaria apertura di Francesco sull’omosessualità: siamo così come frutto del progetto di Dio”, ha sottolineato in Italia il portale Gay.it.

“Il Vaticano non ha commentato le presunte parole di Francesco – aggiunge -: nessun Pontefice aveva mai parlato in modo così esplicito di accettazione dell’omosessualità”. In effetti, se la frase del Papa argentino è vera, siamo ben oltre il suo famoso “chi sono io per giudicare?”, che pure tanto scalpore ha fatto sul suo atteggiamento di apertura verso i gay.

Di ritorno dalla Gmg di Rio de Janeiro, il 29 luglio 2013, Bergoglio rispondeva in volo a una domanda sulla ‘lobby gay’ in Vaticano. “Si scrive tanto della lobby gay – disse -. Io ancora non ho trovato chi mi dia la carta d’identità in Vaticano con ‘gay’. Dicono che ce ne sono. Credo che quando uno si trova con una persona così, deve distinguere il fatto di essere una persona gay, dal fatto di fare una lobby, perché le lobby, tutte non sono buone. Quello è cattivo”.

“Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, ma chi sono io per giudicarla? – aggiunse – Il Catechismo della Chiesa Cattolica spiega in modo tanto bello questo, ma dice, Aspetta un po’, come si dice… e dice: ‘non si devono emarginare queste persone per questo, devono essere integrate in società’. Il problema non è avere questa tendenza, no, dobbiamo essere fratelli, perché questo è uno, ma se c’è un altro, un altro. Il problema è fare lobby di questa tendenza: lobby di affari, lobby di politici, lobby dei massoni, tante lobby. Questo è il problema più grave per me”.

Ora le sue parole, dette a una delle vittime di abusi che con le loro denunce e rivelazioni hanno portato recentemente alle dimissioni dell’intero episcopato cileno, vanno anche oltre, sicuramente in controtendenza rispetto all’atteggiamento di condanna e chiusura che persiste in tanta parte del mondo cattolico.

(di Fausto Gasparroni/ANSA)

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