Senza soldi e un futuro a Gaza, si dà fuoco

Donna palestinese in fuga. (ANSA/AP Photo/Khalil Hamra)

GAZA. – Orrore tra i passanti nella centrale via Jala di Gaza alla vista di un uomo avvolto dalle fiamme dalla cintura in su che correva disperatamente lanciando grida di protesta contro le autorità locali. In molti si sono lanciati per spegnere il fuoco e si sono prodigati a trasportarlo nel reparto di rianimazione di uno degli ospedali cittadini. Ma le sue ustioni sono orribili, i polmoni sono definitivamente lesi ed è difficile che riesca a sopravvivere.

Il protagonista della vicenda agghiacciante anche per Gaza – dove pure la settimana scorsa si sono avuti oltre 60 morti in seguito alla repressione israeliana di manifestazioni di massa sul confine – si chiama Fathi Harb e ha solo 22 anni. La sera di sabato aveva in tasca solo una decina di shekel. Ha investito la metà della somma per acquistare un litro di benzina con cui si è dato fuoco.

La moglie è al nono mese di gravidanza, dovrebbe partorire a giorni. “Non ho nemmeno i soldi per portarla in taxi all’ospedale” aveva detto disperato, parlando con gli amici. La solennità del Ramadan, e l’impossibilità di provvedere ai pasti tradizionali che mettono fine al digiuno quotidiano, hanno accresciuto il suo senso di desolazione.

Del tutto sconosciuto fino ad oggi, Fathi rappresenta in realtà un intero strato sociale: quello dei suoi coetanei, il 60 per cento dei quali sono disoccupati cronici e con scarsissime probabilità di uscire dall’indigenza. Suo fratello è fra i dimostranti che il 14 maggio sono stati feriti in modo grave dal fuoco israeliano sul confine ed è ora ricoverato in Egitto, accudito dal padre.

Ad affondare definitivamente la famiglia, ha detto il nonno – Said Harb – e’ stata la decisione dell’Autorità nazionale palestinese di non pagare più gli stipendi agli impiegati di Gaza. Con quella entrata modesta il padre di Harb cercava di mantenere dieci figli, stipati in un appartamento semivuoto di due stanze e mezzo nel rione di Sheikh Radwan.

Fathi Harb ha cercato invano di trovare lavoro come facchino nei tunnel di contrabbando di sigarette al confine con l’Egitto. Sperava di lavorare per 30-40 shekel (8-10 euro) al giorno. Ma avrebbe dovuto investire la metà della somma nei trasporti pubblici. Quella torcia umana ha scatenato un fiume di commenti nelle reti sociali.

C’è chi vi legge il fallimento della amministrazione di Hamas a Gaza e chi lancia anche accuse al’Anp di Abu Mazen. Da parte sua un portavoce della polizia di Gaza ha sollecitato a non generalizzare la tragedia. La molla del tentato suicidio, ha detto, sarebbe piuttosto da ricercare in problemi di carattere familiare.

(di Sami al-Ajrami/ANSAmed)

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