Dazi: dietro la pace commerciale nodo deficit Usa con Cina

Container pronti per l'esportazione
Colpiti 6000 prodotti da settembre.

PECHINO. – Vista dalla prospettiva cinese, la pace commerciale firmata a Washington nel weekend è una vittoria, malgrado l’apparente formula “win-win” per rimarcare i vantaggi delle parti con l’avvio “di negoziati e discussioni”. Pechino, in base ai contenuti generici della nota congiunta diffusa, è riuscita a congelare i dazi, a salvare il diritto di aggiornamento della sua industria con l’ambizioso piano “made in China 2025” (nel mirino di Washington per l’aggressività e la pesante mano pubblica), a eliminare il target di 200 miliardi di dollari in meno di deficit commerciale con gli Usa entro il 2020, e ad aumentare l’import di prodotti americani “funzionali al suo sviluppo” piuttosto che riducendo il suo export.

Di riflesso, i media ufficiali hanno rilanciato la lettura cinese: per ridurre il deficit gli Usa devono aprire di più i mercati ai compratori cinesi coi prodotti americani che “devono incontrare le aspettative del mercato cinese per stimolarne gli acquisti”. Il punto chiave “dietro la disputa commerciale” dei due Paesi, ha rilevato in un editoriale il Global Times, testata nata da una costola del Quotidiano del Popolo, organo del Pcc.

Con questi presupposti, l’intesa “ha seguito il principio win-win”: gli Usa hanno l’opportunità di ridurre il deficit con la Cina che, a sua volta, otterrà “l’acquisto consistente di beni Usa a beneficio dello sviluppo del Paese e della vita della sua gente”. Gli Usa hanno promesso di sbloccare l’export di energia aiutando la Cina a diversificare le fonti di approvvigionamento. Gli Usa venderanno più prodotti agricoli, l’equivalente “dell’ export di tecnologie agricole” verso la Cina.

Secondo i dati cinesi, il deficit Usa del 2017 è stato di 275,8 miliardi di dollari, per quelli americani di 375,2 miliardi. Il segretario al Tesoro Steven Mnuchin ha ribadito che quella con Pechino è una “disputa” commerciale “non una guerra”, sostenendo che “le esportazioni” americane “aumenteranno in modo significativo”: una posizione unitaria dell’amministrazione Trump dopo l’apparente confusione delle ultime ore con il Tesoro che parlava di guerra commerciale sospesa e il Dipartimento del Commercio che ribadiva che i dazi restano l’importante strumento per “proteggere la tecnologia” americana.

I toni euforici della Casa Bianca sono insensati, ha notato Mark Zardi, capo economista di Moody’s, scettico sulle speranze di Washington per i prossimi passaggi. “Penso sia una perdita per entrambi. Non c’è vincitore”, ha osservato intervenendo alla Cnbc. “E’ un modo per salvare la faccia perché chiaramente non ci sono termini in maturazione su nulla, almeno non a breve termine”.

Non ci sono numeri specifici: sia Washington sia Pechino non hanno piani e non sanno cosa vogliono di specifico dai negoziati. Vista sempre da Pechino, guadagnare tempo è uno straordinario risultato.

(di Antonio Fatiguso/ANSA)

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